Mario Puddu, condannato questa mattina a un anno per abuso d’ufficio, ha ritirato la candidatura a governatore della Sardegna in quota M5s. In un lungo post pubblicato sulla propria pagina Facebook, l’ormai ex leader dei Cinque Stelle ha spiegato la scelta scrivendo tra le altre cose: “È però fondamentale levare immediatamente da ogni imbarazzo la forza politica che amo e in cui credo fortemente”.
Ci sono tuttavia ragioni tecnico-giuridiche, oltre quelle legate all’opportunità politica. Sardinia Post le aveva documentate in un articolato pubblicato lo scorso 14 agosto: tutto dipende dalla legge Severino, approvata nel 2012 dal Parlamento per “prevenire e reprimere la corruzione nella politica e nella pubblica amministrazione”. La norma ha infatti effetto retroattivo: vuole dire che Puddu, in caso di vittoria alle Regionali, verrebbe sospeso per via della condanna odierna. L’allontanamento dall’incarico sarebbe immediato. La legge Severino lo prevede all’articolo 8: l’abuso d’ufficio, di cui Puddu è stato ritenuto responsabile, rientra nell’elenco dei reati per cui la condanna fa scattare la sospensione anche in caso di sentenza di primo grado.
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Se Puddu, eletto governatore, venisse sospeso, dovrebbe essere sostituito dal vice. Ma la nomina della nuova Giunta regionale, e quindi anche del vice presidente, rischierebbe di essere successiva al decreto stesso di sospensione. In questo caso si dovrebbe tornare alle urne. Se poi Puddu si ‘salvasse’ nella fase iniziale attraverso la scelta e il giuramento dell’Esecutivo in tempi record, la Regione potrebbe di nuovo restare senza governatore in seguito alla conferma della condanna in secondo grado. Sempre in base alla legge Severino in questo caso scatterebbero ulteriori dodici mesi di sospensione. Significa che su un totale di sessanta mesi di legislatura, Puddu potrebbe restare fuori per trenta.
Al. Car.
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