Psd’Az su Facebook: “L’accordo con la Lega salverà l’Isola”. Ma il post fa flop

Si rivela un flop il post su Facebook lanciato sabato mattina dal Psd’Az sulla propria pagina per spiegare l’accordo con la Lega di Matteo Salvini: a fronte dei 3.294 like che si contano nella community sardista, i “mi piace” sono stati 69; 46 invece le condivisioni con la gran parte dei commenti che risultano critici rispetto alla linea del partito.

Il post, pubblicato alle 10,16 e rilanciato anche nel corso della giornata di sabato, si intitola “Un accordo chiaro e un voto utile per la Sardegna”. E comincia così: “ll Partidu Sardu–Partito Sardo d’Azione partecipa alle elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento italiano, come è sua tradizione, inaugurata nel 1921 poiché si tratta indiscutibilmente di elezioni che riguardano la Sardegna. Sappiamo bene che è stata creata, contro le minoranze, una legge elettorale che prevede uno sbarramento durissimo: anche se tutta la Sardegna votasse un unico candidato e un unico partito, nemmeno in questo caso riusciremmo ad eleggere una rappresentanza autonoma per il nostro popolo”.

La premessa sul Rosatellum porta dritta all’intesa con le camicie verdi. “È quindi nato – si legge nel post – un accordo elettorale con la Lega di Matteo Salvini, che ha fatto il contrario dei partiti italiani: non ha rubato candidature ai sardi, ma ne ha messo a disposizione. Con lealtà e correttezza, che ricambieremo. Tutte le polemiche, ancora non assopite contro il Partito sardo d’azione, hanno peraltro ignorato i contenuti di ciò che è stato definito, sia dal nostro segretario nazionale Christian Solinas che dal segretario federale della Lega Matteo Salvini, non ‘un accordo politico’ ma un ‘patto sulle cose da fare'”.

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Il Psd’Az dimostra pienamente di aver contezza del malumore che l’alleanza ha generato, anche all’interno dello stesso partito dove il capogruppo in Consiglio regionale, Angelo Carta, è di fatto il leader della minoranza interna e ha duramente attaccato Solinas a che attraverso un’intervista a Sardinia Post (leggi qui). “La furia delle critiche dei detrattori interessati – è scritto ancora nel post – ha omesso di dire che, se i termini di questo accordo fossero anche in parte realizzati, tutti i sardi, e non soltanto i sardisti, avrebbero maggiore di speranza di uscire da una crisi economica che mai ha avuto tale dimensione e gravità”. Ancora: “Gli storici nemici del sardismo che oggi ci attaccano, omettono di dire, in definitiva, che ogni anno i sardi sopravvivono grazie a 4 miliardi di euro che lo Stato versa nell’economia sarda. Una vergogna inaccettabile che deriva dal fallimento delle attuali politiche incapaci di governare e da visioni ideologiche negative che non sanno creare condizioni di sviluppo e di lavoro. L’accordo articolato in 10 punti, e di sotto sintetizzato, è stato proposto dal Psd’Az anche alle altre forze politiche che lo hanno rifiutato e incide fortemente sull’economia futura e si propone di risolvere problemi strategici che oggi strangolano la nostra terra”.

Di qui la prima conclusione: “Per questa ragione, in Sardegna votare Lega significa a votare il Partidu sardu–Partito sardo d’azione: entrambi sono federalisti e insoddisfatti di come vengono trattate le Regioni ed i territori. Entrambi sono contro il centralismo della burocrazia e delle tasse e hanno la missione di aiutare la propria gente a superare le grandi difficoltà, a dare al popolo sicurezza, dignità e lavoro”. Il tutto accompagnato anche dalla foto di Solinas e Salvini, immortalati anche con la bandiera dei Quattro Mori e lo slogan “Prima i sardi”. psdaz-lega-solinas-salvini

Sui dieci punti dell’accordo, nel post viene spiegato solo il primo dedicato alla “riforma dello Statuto sardo per l’introduzione della tutela linguistica e culturale sul modello valdostano e sudtirolese”. Segue un breve testo di legge in sei articoli che è il testo normativo col quale Lega e Psd’Az vorrebbero correggere la Carta dell’Isola nei primi mesi di governo. Ricordiamo che lo Statuto sardo ha valore di legge costituzionale, quindi della sua modifica si deve occupare il Parlamento con la procedura rinforzata prevista dall’articolo 138. Quella usata per il referendum Renzi-Boschi bocciato a dicembre 2016. (al. car.)

Nella photopgallery sotto tutti i commenti al post del Psd’Az

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