Carlo Doria, l’ortopedico sassarese prestato alla politica, senatore da settembre 2020, è il primo candidato sicuro alle elezioni del 25 settembre. Ma non l’unico. A due mesi esatti dal voto, i partiti stanno cominciando a trattare le candidature e qualche certezza è già sul tavolo, pur nel difficile scenario di una fetta da dividere più piccola. Come noto, con la riforma dei Cinque Stelle la Sardegna perde nove seggi passando da 25 a 16 parlamentari. Il che vuol dire meno posti per tutti.
Stando a quanto filtra da Radio Lega, Doria deve la sua ricandidatura ai rapporti che in questi annoi è riuscito a intessere in Senato con gli alleati del Carroccio. Il medico sassarese, classe 1966, sarà infatti il capolista della lista in condominio tra sardisti e camicie verdi nel collegio plurinominale. Un posto che dovrebbe garantirgli l’elezione sicura.
Sempre secondo le voci che arrivano da ambienti leghisti, è stato Matteo Salvini in persona a volere la riconferma di Doria, comunicata a Solinas per il tramite del fidato Eugenio Zoffili, non a caso nell’Isola durante il week-end.
Doria è stato preferito a Solinas nel senso che la Lega non ha mai pensato di scendere dal carro in Sardegna – dove il partito controlla tre assessorati, roba irripetibile – e mandare l’Isola a elezioni anticipate. Altra cosa, nel ragionamento di Salvini, sarebbe stata quella di candidare Solinas a febbraio 2023, un anno prima delle Regionali del 2024. Non solo: considerando che il governatore è penultimo per gradimento – vedi la classifica de Il Sole 24ore – è piuttosto sconsigliato riaprire le urne sarde nei mesi a venire.
Sempre in quota Lega, è candidato in un posto sicuro anche Dario Giagoni, il consigliere regionale che prima era capogruppo in Aula, poi è stato promosso coordinatore del Carroccio. Adesso col suo diploma da geometra e qualche errore grammaticale di troppo, si prepara ad attraversare il mare con destinazione Montecitorio. Giagoni sarà il capolista alla Camera sempre nel collegio plurinominale che garantisce un buon margine di serenità ai candidati.
Può dormire sonni tranquilli pure Salvatore Deidda noto Sasso, deputato uscente di Fdi. Nel partito di Giorgia Meloni è prassi che l’uscente venga ricandidato dopo una legislatura. Prima di approdare in Parlamento, Deidda non aveva fatto nemmeno un mandato elettivo nelle istituzioni. Correrà pure lui da capolista nel collegio plurinominale.
Stesso discorso nel Pd, dove l’ex deputato di Quartu, Marco Meloni, un fedelissimo del leader Enrico Letta che infatti lo ha scelto come capo segreteria a Roma, una sorta di portavoce, è dato come sicuro come capolista in Sardegna alla Camera nel collegio plurinominale.
Poi c’è il partito dei candidati probabili. Sempre in casa Fdi, per il secondo posto in lista dietro Deidda, visto che c’è l’obbligo di alternanza tra sessi, si fa il nome di Antonella Zedda, coordinatrice regionale. Proprio nel collegio plurinominale i Fratelli d’Italia, se venissero confermate in Sardegna le percentuali di voto, prenderebbe anche un secondo seggio. Vuol dire che la Zedda approderebbe a Roma.
Per Montecitorio, ma nel collegio uninominali, quello di Oristano e Nuoro, potrebbe tentare la sfida il capogruppo in Consiglio regionale, Francesco Mura, primo cittadino di Nughedu Santa Vittoria. Al Senato, invece, non è esclusa una corsa del sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, sempre che la Meloni accetti di perdere Cagliari e far tornare la città alle urne dopo soli tre anni e spiccioli. Truzzu, nel caso in cui corresse per Palazzo Madama, sarebbe il capolista nel collegio plurinominale, quindi un posto sicuro. Oltre a Truzzu, come candidato nelle medesima circoscrizione si fa il nome di Giovanni Satta: non il consigliere regionale del Psd’Az ma l’oculista della famiglia Meloni. Satta, che ha origini galluresi di Buddusò come l’onorevole in carica, è nato a Roma e in virtù del suo sangue mezzo sardo potrebbe essere infilato per amicizia e stima nella lista dell’Isola.
Stesso discorso sul posto sicuro nel Pd, dove la guida della lista nel collegio plurinominale potrebbe andare a Gavino Manca, deputato uscente, sassarese, renziano della prima ora qualche anno fa e poi rimasto nel Pd agli ordini dell’ex ministro Luca Lotti. Anche il nome di Manca è un’ipotesi, ma non remota. Sempre nel Partito democratico non si esclude che Romina Mura, l’uscente della Camera, per due volte capolista in Sardegna, si ricandidi come seconda. La sua elezione, in quel caso, dipenderebbe dal risultato. Letta potrebbe chiedere alla Mura anche di correre nel collegio uninominale del Sud Sardegna, visto che è stata sindaca di Sadali.
Le candidature vanno chiuse entro il 24 agosto. I partiti hanno un mese di tempo per trovare gli accordi. E devono riuscire a farlo senza accapigliarsi. Saranno giornate di novità, marce indietro e fughe in avanti. L’adrenalina da elezioni è già nell’aria.