La mattina, alle 9,30, l’annuncio dell’approvazione del nuovo Piano paesaggistico regionale che cancella quello precedente. Un “nuovo piano” Ribattezzato dalla giunta “Piano paesaggistico dei sardi“. Con una rassicurazione: la “filosofia” che sta alla base del nuovo sistema di regole per costruire o per ristrutturare nelle coste o in campagna è animata dal “massimo rispetto per l’ambiente”. Però con “meno vincoli”. Un’espressione che vuol dire tutto e niente. Che andrebbe riferita alle situazioni concrete. Di certo il nuovo piano “dei sardi” aumenta enormemente la possibilità di cementificare e, nei fatti, stravolge il precedente Piano paesaggistico che era stato apprezzato a livello internazionale.
Passano poche ore. E mentre cominciano ad arrivare le reazioni dell’opposizione, il ministero, attraverso la sua diramazione sarda, diffonde una nota che smaschera l’operazione del governatore Ugo Cappellacci. Non sul contenuto del nuovo piano, ma ancora prima: sulla forma. Che, in questi casi, è un elemento essenziale. La direzione regionale Beni culturali e paesaggistici della Sardegna, infatti, precisa che l’adozione provvisoria del Ppr è“evidentemente una iniziativa unilateralmente assunta dalla Regione Sardegna in quanto sono attualmente ancora in itinere tutte le attività inerenti la copianificazione prevista dal Codice Urbani e così come recepite dagli accordi sottoscritti fra le due Amministrazioni”.
In sostanza la giunta regionale ha presentato come una decisione operante un suo intento, un suo progetto. Che prima di diventare effettivo deve passare attraverso una procedura che coinvolge il governo. Un bluff.
Del quale, a dire il vero, si era avuta subito consapevolezza. Interpellato da Sardinia Post, Gian Valerio Sanna, assessore all’Urbanistica al tempo dell’approvazione del Ppr, aveva detto: “Chiediamo alla Giunta di produrre subito i verbali con i quali ha concertato le modifiche del Piano, perché il Ppr non può essere cambiato senza l’accordo col ministero dei Beni culturali. In assenza di quei verbali, siamo solo alle chiacchiere. Io credo che Cappellacci stia continuando a giocare sulla pelle e sulla carne di un’economia allo stremo. Diversamente, non avrebbe ribattezzato il Ppr con un nome così evocativo come “Piano paesaggistico dei sardi”.
Poco dopo una dichiarazione, sulla stessa lunghezza d’onda, di Renato Soru, il governatore che ha voluto il Piano paesaggistico: “Non sono preoccupato perché si tratta di un atto elettorale e non di un atto di programmazione. Infatti non produce effetti se non viene approvato dal governo. La vedo come l’ennesima sparata dopo la zona franca integrale e la flotta sarda”.
Due delle tante reazioni dell’opposizione all’annuncio della giunta regionale. Tutte diffuse prima del comunicato della Direzione regionale dei Beni culturali. Che ha detto quanto era ovvio: il cosiddetto “piano paesaggistico dei sardi” è pura propaganda. La giunta non aveva alcun potere per annunciarlo. Alla fine della giornata Cappellacci ha annunciato, per domani, sabato, una conferenza stampa.