Il blocco dello spoglio a Quartu Sant’Elena è stata una mossa illegittima. A questa conclusione è arrivata la Commissione di garanzia del Pd sardo che ha deciso di procedere con lo scrutinio delle schede messe nelle urne dai 1.700 elettori della terza città isolana. Dopo di che, si conteranno i delegati dei due candidati e si saprà chi diventerà il nuovo segretario regionale. La contesa è tra il gallurese Giuseppe Meloni e il cagliaritano Piero Comandini.
I tempi non si conoscono. Per i più ottimisti, il Pd isolano già in tarda sera potrebbe avere il nome del nuovo leader. Ma non è detto che la partita si chiusa oggi, anche se sono già passati due giorni piene dal voto delle Primarie, avvenute domenica 16 febbraio in tutta Italia con la vittoria di Elly Schlein su Stefano Bonaccini.
Nell’Isola, Comandini e Meloni si stanno giocando la segreteria sul filo dei delegati, perché nel sistema di elezione all’americana non contano i voti assoluti ma il peso dei territori. Quindi Cagliari conta più di Lanusei perché i componenti dell’Assemblea, cui spetta materiale eleggere il capo dem, entrano nell’organismo dem proporzionalmente al peso demografico delle province.
In valori assoluti, Meloni, classe 1979, è il candidato che – al netto di Quartu – ha raccolto più voti: 17.751 contro i 14.981 di Comandini, uno scarto di 2.770 preferenze. Meloni ha fatto all’avversario super cappotto in Gallura chiudendo al 93 per cento. Comandini ha raccolto appena 444 contro i 5.980 di Meloni. Ma anche il cagliaritano ha vinto benissimo in casa: sul capoluogo e provincia è al 70 per cento (in attesa che arrivi il dato di Quartu): per ora le preferenze sono rispettivamente 5.990 e 2.592.
Le correnti che sostengono Comandini hanno deciso di bloccare lo spoglio di Quartu perché alle urne sarebbero andati anche non dem. Di fatto contravvenendo al valore delle Primarie aperte che, infatti, hanno permesso alla Schlein di riavvicinare al Pd gli elettori più di sinistra che non si sentivano più rappresentati dal Partito democratico. Bonaccini, però, non ha fiatato. Invece a Quartu, quartier generale del senatore lettiano Marco Meloni, è stato deciso d’imperio di sospendere lo scrutinio, risbloccato dopo 48 ore di trattative e l’intervento della Commissione di garanzia. A Quartu, addirittura, ci sono stati elettori mandati via, tipo Ignazio Tolu, dirigente dei Progressisti, invitato a lasciare il seggio, come lui stesso ha raccontato a Sardinia Post, anche se “ero lì solo per accompagnare mia nipote”. Ma l’espressione del voto è stata negata pure a un candidato civico delle ultime Comunali, Francesco Passera.
Lo spoglio delle schede quartesi si sta tenendo nella sede regionale del Pd, in via Emilia a Cagliari: a vigilare sulla correttezza dello scrutinio ci sono dem in rappresentanza di tutti i candidati. Comandini è stato sostenuto intanto dalla componente ex renziana come lui, guidata nell’Isola dall’ex deputato sassarese Gavino Manca. Ad appoggiarlo anche le aree dell’ex deputato Siro Marrocu, dell’ex sottosegretario Giulio Calvisi e dell’ex parlamentare Tore Cherchi. Su Comandini c’è stata anche la convergenza del gruppo di Renato Soru con l’ex assessore Eliseo Secci che ha fatto da rappresentante.
Meloni, invece, espressione dei riformisti, ha corso senza alleati dopo che i popolari di Paolo Fadda hanno deciso la ritirata perché non è passato il nome del loro candidato, il farmacista ogliastrino Federico Porcu. Adesso tutta l’attenzione è rivolta verso il verdetto finale: la Sardegna è l’unica regione dove si è aperta la lite. (al. car.)