Il progetto del Qatar sul San Raffaele di Olbia è un’opportunità se vista nell’ottica dell’integrazione dei servizi che mancano nella sanità pubblica e per la creazione di un polo di eccellenza per la ricerca socio-sanitaria. Se, invece, si vuole creare un doppione per alcune specializzazioni allora i sindacati sono contrari. È unanime l’indicazione che arriva dalle delegazioni di Cgil, Cisl e Uil che oggi, per la prima volta dall’inizio della nuova legislatura, sono stati chiamati ad un confronto con l’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru. Una riunione che dovrà riallacciare i rapporti tra i rappresentanti dei lavoratori e l’Esecutivo su alcune questioni chiave come il piano sanitario regionale, il piano socio assistenziale, le procedure di compressione della spesa farmaceutica e la riorganizzazione della rete ospedaliera in un momento in cui il Governo si appresta a discutere con le Regioni del Patto per la Salute 2014-2016, cioè la spending review in chiave sanitaria. E proprio su quest’ultimo punto i sindacati sono convinti che la nuova struttura di Olbia, per la quale si prevede di accreditare 250 posti letto, possa dare nuovo slancio a tutto il servizio sanitario regionale. Leggi anche: Un miliardo da spendere, il Qatar riparte dal San Raffaele di Olbia.
“Per noi il San Raffaele è un’opportunità, ma non può essere una sovrapposizione alla sanità pubblica – osserva il segretario regionale della Cisl, Ignazio Ganga – in un momento delicato visto che a fine giugno il Governo conta di varare il Patto per la Salute che contiene alcune misure che restringono diversi parametri sui posti letto per le piccole strutture che passeranno da 100 a 60. In Sardegna – insiste Ganga – sono otto quelli da riorganizzare: il Cto di Iglesias, il Merlo di La Maddalena, il San Camillo di Sorgono, il San Marcellino di Muravera, il Marino di Alghero, lo Zonchello di Nuoro, il Microcitemico di Cagliari e il San Giuseppe di Isili”. Secondo Marinora De Biase, segretaria regionale Cgil, “serve un confronto sul piano sanitario e sociale, per affrontare le varie vertenze che interessano anche i lavoratori e i precari della sanità e per discutere della rete ospedaliera. In questo senso il San Raffaele rappresenta una grande opportunità se si guarda nel segno di una specialistica di alto livello e per incrementare la ricerca in campo medico. È possibile un’integrazione in una sanità sarda che non funziona bene, ma non può essere un sostituto”. “È un’opportunità favorevole, ma è necessario che si abbia la percezione che questo grande progetto di ricerca non crei possibili problemi al resto della rete sanitaria isolana – sottolinea Adolfo Tocco, segretario regionale della funzione pubblica della Uil – quindi non si possono creare sovrapposizioni con i servizi della sanità pubblica”.