L’ultima alchimia delle Regionali 2019: Progres e Unidos puntano all’alleanza

“Momenti di incontro fattuali che, al di là delle differenze politiche tra le due forze, ci hanno trovati uniti sulla strada della difesa dei diritti del popolo sardo”. È scritto così in un passaggio del comunicato stampa che conferma l’ultima alchimia delle Regionali 2019: il patto politico tra Progres e Unidos, dopo i primi contatti cominciati lo scorso aprile e passati un po’ in sordina.

È delle 12,13 la nota che annuncia “la prosecuzione del confronto” tra il movimento di Gianluca Collu e quello di Mauro Pili, “un percorso originale sulla strada della convergenza nazionale”, si legge. Ed effettivamente l’originalità c’è tutta, visto che un simile passo a due non si vedeva dagli anni Cinquanta, quando in Sicilia si coalizzarono Msi e Pci per battere la Dc. Era finita senza sorprese: la Balena bianca aveva continuato a governare indisturbata per altri quarant’anni.

Ma andiamo con ordine. Le ultime notizie su Progres, una delle liste che nel 2014 aveva sostenuto la candidatura di Michela Murgia a governatrice della Sardegna, davano il partito indipendentista in ottimi rapporti col Pds di Paolo Maninchedda. Erano in corso – avevano annunciato le parti – “tavoli tematici sugli interessi nazionali della Sardegna“. Stiamo parlando di gennaio 2018. Due mesi più tardi, in coincidenza con le Politiche di marzo, un altro annuncio.  “Come partito indipendentista – aveva scritto Collu – pensiamo che non sussistano le condizioni per una proficua partecipazione alle elezioni”. Il rischio di sostenere qualcuno poteva contribuire “a far perdere o vincere una coalizione unionista su un’altra unionista”. Il male assoluto. Poi il contro-ordine, arrivato pochi giorni dopo, e la decisione di dare l’appoggio esterno ad Autodeterminatzione, ai tempi di Anthony Muroni portavoce.

Adesso però la percezione è cambiata. L’autopercezione pure. Quelli di Progres si sentono pronti per una nuova missione. “Da tempo – è scritto ancora nel comunicato – affermiamo che la nostra area non deve cadere nell’errore di sottovalutare l’apporto dei moderati i quali, attraverso un percorso di maturazione personale e politica sono approdati o stanno approdando all’indipendentismo e alla presa di coscienza nazionale”. Anni luce dalla battaglia di Michela Murgia, adesso impegnata, a suon di fascistometri, a difendere la Costituzione italiana e non più a portare la Sardegna nel terreno dell’indipendentismo, quindi fuori da quell’autonomia statutaria che la scrittrice considerava “sovranità debole”.

Il riferimento di Progres è tutto per Pili, il leader di Unidos che nelle scorse settimane è andato col cappello in mano da alcuni big della politica sarda chiedendo spazio nella coalizione di centrodestra a trazione Lega-Psd’Az. Pili ha fatto girare anche un sondaggio farlocco, a leggere i numeri: il gradimento intorno a una sua eventuale candidatura a governatore della Sardegna veniva quotato al 52 per cento contro il 14 di Christian Solinas e l’8 di Ines Simona Pisano. Cifre paragonabili solo al consenso di Matteo Salvini, di cui Pili, evidentemente, si sente il gemello in fatto di appeal politico.

Se l’alleanza tra Progres e Unidos si concretizzerà in una lista elettorale, non è dato saperlo. Di sicuro Progres ha rotto con Maninchedda. Sabato 1° dicembre Collu ha accusato il Partito dei sardi di “attendismo oltre il tempo massimo”, preferendo di fatto Pili “il moderato”. Di qui il comunicato odierno, nel quale l’orizzonte delle Regionali è solo accennato, anche se sfugge la fretta di annunciare proprio adesso, a pochi mesi dal voto, la prosecuzione del confronto. È scritto ancora nella nota: “Unidos si configura come un interlocutore valido nella costruzione di una convergenza ampia che si proietti oltre la contingenza elettorale e si affermi nel medio termine come l’unico spazio politico in grado di interpretare e trasformare la disaffezione e la protesta popolare in una proposta di governo nazionale concreto e applicabile”.

Certo è che Pili è ormai senza esercito: sono lontanissimi i tempi in cui, con oltre 37mila voti ottenuti, fece perdere le elezioni a Ugo Cappellacci, battuto a sua volta da Francesco Pigliaru. Era febbraio 2014. Pili, da un anno e spiccioli, aveva deciso di affrancarsi da Silvio Berlusconi che alla fine degli anni Novanta lo scelse come suo delfino sardo, consegnandogli, ai tempi di Forza Italia asso pigliatutto, il governo della Regione sarda. Pili fu capace di tenere le truppe allineate per due mesi nel ’99, dal 9 agosto all’8 ottobre, e poi dal 25 ottobre 2001 al 25 agosto 2003. Due anni in tutto, sui cinque di mandato in caso di scadenza naturale.

Cosa abbiano in comune Progres e Pili, è di difficile lettura. Collu si autocolloca nel campo dell’indipendentismo moderno e attacca pure i Cinque Stelle, “ontologicamente incapaci – è la sintesi – di fornire soluzioni alla nazione sarda come tutti gli altri partiti italiani”. Sulla bacheca Facebook di Pili solo “Basta Tirrenia” e “Bene Grimaldi”. E viste le predilezioni dell’una e dell’altra parte non è semplice immaginare un lieto fine per questi ‘arditi’ esperimenti elettorali.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share