Legge elettorale, oggi lo scontro finale

Le donne manifesteranno fuori dal palazzo del Consiglio regionale mentre, al suo interno, si combatterà l’ultima battaglia sulla nuova legge elettorale regionale. Con la possibilità che in giornata si arrivi a un voto conclusivo che, però, potrebbe sancire solo formalmente la fine dello scontro. Se, infatti, la legge elettorale non dovesse essere approvata dalla maggioranza assoluta dei consiglieri, si aprirebbero le porte al referendum. Possono chiederlo un quinto degli attuali consiglieri (cioè sedici) o un cinquantesimo degli elettori (trentamila).

Lo slittamento. I lavori, previsti per questa mattina alle 10, sono slittati alle 16.30.

Il nodo da sciogliere è la norma che dovrà garantire – come afferma la legge costituzionale che ha ridotto da 80 a 60 il numero dei consiglieri regionali – “l’equilibrio tra uomini e donne nella rappresentanza” creando le condizioni per una effettiva “parità nell’accesso alla carica di consigliere regionale”.

Questa norma era stata individuata nell’introduzione della “doppia preferenza di genere”, cioè nella facoltà per l’elettore di esprimere una secondo preferenza a condizione di attribuirla a un candidato di sesso diverso da quello del destinatario della prima preferenza. Ma nel voto segreto – chiesto dal consigliere Mario Diana di “Sardegna già domani” – la “doppia preferenza” è stata bocciata con 40 voti contro 34.

Oggi il consiglio regionale partirà da questo dato e dagli emendamenti che sono stati annunciati per garantire la rappresentanza delle donne. Non si tratta solo di un’esigenza di carattere politico. Se la nuova legge non prevederà meccanismi idonei a consentire l’accesso alla carica di consigliere a un numero sufficiente di donne sarà passibile di un giudizio di incostituzionalità.

Tra gli emendamenti in discussione, uno è dell’ex governatore Renato Soru. Si tratta di una norma che stabilisce una “quota femminile” corrispondente a un terzo dei consiglieri. Ma alle associazioni delle donne non piace. La consigliera regionale di parità Laura Moro l’ha critica severamente. E tra le donne del partito democratico si è aperta una polemica. Con l’eurodeputata Francesca Barracciu che ha definito “riserva indiana” (e quasi certamente incostituzionale) la quota prevista dall’emendamento-Soru. E con la deputata Caterina Pes che ha invece sostenuto l’opportunità di sostenere l’emendamento.

Mentre lo scontro era in atto, quattro esponenti del Pd (Giuseppe Cuccu, Cesare Moriconi, Franco Sabatini e Lorenzo Cozzolino) hanno elaborato un “emendamento all’emendamento Soru” che è un tentativo di far entrare nuovamente nella legge elettorale la doppia preferenza. Sulla stessa linea Adriano Salis, dell’Italia dei Valori, e Franco Meloni, dei Riformatori.

La questione della “doppia preferenza di genere” non è il solo tema scottante all’ordine del giorno. Mancano pochi giorni alla scadenza dei termini di proproga delle province e ancora non c’è la legge di riordino. La maggioranza è orientata a commissariarle.

N.B.

 

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