IL RITRATTO. A Olbia Nizzi riaccende il mito forzista

Il più berlusconiano di tutti diventa il simbolo del centrodestra post berlusconiano. Settimo Nizzi, l’ortopedico che si innamorò prima del Cavaliere e poi della politica dopo una visita a villa Certosa per una caduta di “mamma Rosa”, riesce a resuscitare Forza Italia e riconquistare la poltrona di primo cittadino di Olbia. Sono passati quasi dieci anni da quel 2007 in cui designò Gianni Giovannelli come suo delfino, salvo poi vedersi voltare le spalle. Prima dieci anni da sindaco (1997-2007), poi la prima giunta Giovannelli di centrodestra, poi la sconfitta contro la coalizione civica guidata dallo stesso Giovannelli nel 2011. Nel bene e nel male Nizzi c’è sempre stato. Prima il sindaco “del fare”, poi deus ex machina del centrodestra, poi semplice consigliere comunale di opposizione che in Consiglio comunale si è visto poco o niente. Ma Olbia non l’ha mai veramente dimenticato. Anche quando lo ha sonoramente bocciato è stato come quegli innamorati che si sentono traditi. Roma e il Parlamento, poi riconquistato con l’elezione di Cicu a Bruxelles, da primo dei non eletti, lo avevano allontanato dalla città. La sua principale vittoria è stata quella di aver riconquistato il suo elettorato, partendo quasi tre mesi fa da assemblee pubbliche nelle piazze e nei quartieri, all’inizio davvero per pochi intimi. Si è rimesso in gioco e ha parlato a quella parte di Olbia che è sempre stata di centrodestra, che ancora coltiva il mito forzista.

Bocciata la continuità amministrativa. Ha vinto per una manciata di voti, per un astensionismo da record, visto che a Olbia quasi un elettore su due non ha votato al ballottaggio. Ma a uscire sconfitto è stato Carlo Careddu, vicesindaco e assessore all’Urbanistica. Olbia ha bocciato, seppure per uno scarto limitatissimo, la continuità amministrativa, la prosecuzione di una coalizione civica che ha perso per strada pezzi della sua composizione originaria (vedi Vanni Sanna) e quella unità contro il nemico comune (vedi Nizzi) di cinque anni fa. In mezzo c’è stato un evento che segnerà Olbia per sempre: l’alluvione del 18 novembre 2013, con i suoi morti e le devastazioni. Forse l’amministrazione uscente ha pagato un prezzo altissimo a un evento che ha avuto tante responsabilità: ma chi in quel momento amministrava la città è stato probabilmente individuato come il responsabile principale. In una campagna elettorale giocata sulla disputa circa il piano di salvaguardia idrogeologica, con il centrosinistra a difendere il cosiddetto “Piano Mancini” e Nizzi pronto a stracciarlo, l’alluvione e i suoi spettri sono rimasti il fulcro del dibattito pubblico.

Sfide più complicate attendono il sindaco “del fare”. Nizzi torna sindaco con il ricordo dell’uomo del fare e delle grandi opere pubbliche. Ma i tempi son cambiati. Soldi in cassa bloccati dal Patto di Stabilità e crisi economiche lo metteranno davanti a una sfida importante: rilanciare gli investimenti e un piano delle infrastrutture senza aumentare le tasse. L’ultima campagna elettorale è stata giocata all’insegna del fair play, ma Nizzi in Comune ha lasciato qualche amico e molti nemici. Ci si aspetta un ampio ricorso allo spoil system nella scelta dei dirigenti. Anche la città è cambiata. Cinque anni fa non c’era il Movimento 5 Stelle che, con quasi il 20% di voti al primo turno, mette solo due consiglieri comunali, compresa la candidata sindaco Maria Teresa Piccinnu. Ma l’opposizione dell’opinione pubblica fuori e dentro il Consiglio comunale sarà forte, il consenso di Nizzi non è oceanico come nei tempi d’oro. Non è un caso che, continuando sulla falsariga della campagna elettorale all’insegna dell’equilibrio, il nuovo sindaco abbia lanciato inviti alla distensione e a lavorare insieme per il bene della città. Lui ha vinto e governerà. Ma le sfide davanti sono molte e molto complicate.

Costanza Bonacossa

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