Febbraio, il mese delle primarie, si avvicina. Ma nel Pd sardo, chiamato a scegliere il nuovo segretario regionale, le trattative sono ferme. Enrico Borghi, il commissario scelto a fine novembre da Enrico Letta, non ha ancora deciso la rotta. Sottotraccia, però, spuntano i primi desiderata.
Pezzi di partito sembrano orientati a non accettare il doppio incarico del futuro segretario. Per esempio il ruolo di consigliere regionale o parlamentare con quello di segretario. In questo senso l’esperienza di Giuseppe Luigi Cucca si era rivelata nefasta: nella gestione del senatore nuorese, diviso tra Roma e la Sardegna, il Pd sardo non aveva raccolto molto. Alle Politiche del 2018 i dem vennero letteralmente asfaltati dagli M5s. Cucca si dimise a giugno di quell’anno e di certo non si stracciarono le vesti i popolari-riformisti che un anno prima lo avevano scelto come leader.
In questo solco si complica la posizione della deputata Romina Mura, una delle papabili per guidare i dem della Sardegna. Ma siccome il Pd è in piena crisi, la ricostruzione del partito non può essere teleguidata da Montecitorio, ma richiede nei territori un certosino lavoro quotidiano di promozione.
Al Pd non aiuta il lassimo dei consiglieri regionali democratici, appiattiti sulle posizioni del centrodestra: tranne rare uscite, i dem dell’Aula non fanno una reale opposizione. Quasi sempre si affidano a interrogazioni che restano senza risposta, anziché fare l’accesso agli atti e prendere il toro per le corna sui grandi temi della crisi sarda. Dalla sanità all’industria, dal lavoro ai trasporti.
Si aggiunga che tra il Pd romano e quello dell’Isola la frattura è netta: Letta è vicino alla corrente di Renato Soru, ma non si prende per nulla con i gruppi di Antonello Cabras e Paolo Fadda. Idem con l’area che fa riferimento all’ex deputato Siro Marrocu e all’ex sottosegretario Giulio Calvisi, di cui è espressione il tesoriere Mirko Vacca, sino a due settimane fa mai chiamato da Borghi.
In Sardegna il lettiano per eccellenza è l’ex deputato Marco Meloni che lavora nella scuola politica del segretario nazionale. Meloni ha un gruppo forte a Quartu, ma per il resto è senza esercito. E questo rischia di complicare la partita. Febbraio è vicinissimo: il Pd deve fare in fretta per trovare la quadra su un nome. O aprire finalmente una sana battaglia interna dopo anni di stallo e convergenze di facciata.
Al. Car.