Piero Comandini parla da segretario del Pd sardo. Parla di assetti dem, di Regionali 2024, di obiettivi e di speranze. Lui, cagliaritano 1961, consigliere regionale che ha corso due volte per guidare i dem dell’Isola. Era il 2016 quando un pezzo di partito lo indicò come leader unitario senza passare dalle Primarie ma con un voto interno. L’accordo saltò. Stavolta, invece, la candidatura è passata dalle urne. Come noto, Comandini ha vinto per numero di delegati, visto che nel Pd la ripartizione del consenso è su base proporzionale. Il neo segretario ha chiuso a quota 66 contro i 64 dello sfidante gallurese Giuseppe Meloni, a sua volta primo per preferenze, ciò che gli è valso l’investitura a presidente del partito.
Segretario, stato d’animo attuale?
Sono molto sereno, felice per il risultato che il Pd ha raggiunto con queste Primarie del 26 febbraio: in Sardegna oltre 35mila persone hanno scelto il segretario nazionale e quello regionale con grande senso di responsabilità.
Nel Pd isolano la stagione delle liti è finita?
Quelle che qualcuno chiama liti, da noi sono delle discussioni. I partiti, nati per Costituzione, hanno il dovere del confronto, anche al proprio interno. Nel Pd non c’è un padrone; ci sono iscritti e dirigenti. Lo scambio è l’essenza della democrazia.
Dovrebbe dirlo ai dem di Quartu, con in testa il deputato Marco Meloni, che il 26 febbraio hanno portato via le urne con le schede elettorali.
Io credo che quella dei seggi sia una questione archiviata: in quel particolare momento, a Quartu si è ritenuto di portare le urne alla Commissione di garanzia che dopo 48 ore ha proceduto con lo spoglio. Ma non può essere quel fatto l’elemento caratterizzante delle Primarie. Sono altre le cose da tenere in considerazione.
Quali sarebbero le altre cose?
Il Pd ha ritrovato una sua energia dopo il risultato non brillante alle Politiche dello scorso settembre. Invece con l’elezione di Elly Schlein, e oltre un milione di persone andate a votare, intorno al Pd si è riaccesa la fiducia. Chiuse le urne, si sono contati diecimila nuovi iscritti in tutta Italia, di cui oltre cinquecento in Sardegna. Verso la nostra comunità c’è un rinnovato interesse non dovuto solo al cambio di segretario, ma anche a una strategia politica che ha messo al centro del dibattito temi come il lavoro, il reddito minimo garantito e la difesa dei diritti civili. È come se il Pd abbia ritrovato una sua identità. Oggi il partito è di nuovo al centro della politica nazionale e regionale.
Lei però aveva puntato le fiches su un governatore d’eccellenza come Bonaccini.
È vero, ma oggi la mia segretaria è Elly.
Vi siete sentiti?
Sì, ci siamo messaggiati il giorno in cui siamo stati proclamati.
Si riferisce a sabato 25 marzo?
Sì. Elly ha mandato un messaggio a me, a Giuseppe Meloni e a tutti i democratici e le democratiche della Sardegna.
Cosa vi ha detto?
Ci ha fatto gli auguri e ci ha incoraggiato a fare l’opposizione al governo sardo-leghista per costruire l’alternativa alle Regionali di febbraio 2024.
La Schlein lo sa che voi opposizione non ne fate?
È un giudizio ingeneroso questo: basta vedere la quantità di interrogazioni e mozioni che abbiamo prodotto in questa legislatura. E le varie richieste di dimissioni, compresa l’ultima nei confronti del presidente Solinas.
Un ‘esercizio di palazzo’ di cui ai cittadini non arriva nulla.
Un esercizio di palazzo previsto però dalla Costituzione. Noi contrastiamo la maggioranza usando gli strumenti della democrazia. Promuoviamo anche incontri e partecipiamo alle manifestazioni pubbliche. Il mio primo atto è stato andare a Portovesme. Ieri ero alla Sanac di Macchiareddu, dove ugualmente è a rischio l’occupazione. Siamo stati al fianco dei manifestanti contro i ritardi nei pagamenti al settore agropastorale. Credo che l’aspetto di un’opposizione chiara e ferma ci sia sempre stato. Magari può non apparire, ma io e i consiglieri del Pd abbiamo la serenità di aver esercitato fuori e dentro l’Aula il nostro ruolo di oppositori.
Lo sapete che la maggior parte delle vostre interrogazioni non hanno ricevuto risposta e la maggior parte delle mozioni non sono state discusse? Basta fare un controllo sul sito del Consiglio regionale.
Purtroppo il mancato rispetto delle regole democratiche è la modalità di questo centrodestra. Noi in questi quattro anni di legislatura abbiamo sempre utilizzato tutti gli strumenti di indagine a nostra disposizione; abbiamo presentato una quantità enorme di richieste di accesso gli atti; abbiamo denunciato il disastro degli ospedali sardi e attivato una costante pressione politica. Poi i cittadini, giustamente, si aspettano sempre di più. Ma non sempre si riesce a far arrivare quello che si fa.
In che senso?
La comunicazione in tempo di social è complessa. Per questo il Pd tornerà ad aprire circoli e sezioni, luoghi storici del dibattito politico e dove meglio si elabora la proposta politica. Bisogna tornare alle forme tradizionali del confronto in presenza.
Voto al centrodestra in Regione?
Do un tre.
Voto a Solinas?
Non classificato. Sono pochissime le volte che si è presentato il Consiglio regionale. Ha totalmente disertato i lavori.
Il peggior partito della maggioranza?
Il Psd’Az, per due motivi: è stato il partito delle porte girevoli e trascina in maniera per nulla onorevole un nome glorioso. I Quattro Mori di oggi non hanno nulla, neanche un’unghia, della nobile storia del partito fondato da Emilio Lussu.
Il miglior partito della maggioranza?
È difficile trovarne uno in questo deserto. Per alcuni temi, sicuramente scelgo i Riformatori: mi aspetterei adesso che con coraggio si distaccassero dalla maggioranza.
Sceglie come miglior partito quello che voleva distruggere Abbanoa e privatizzare un bene indispensabile come l’acqua?
I Riformatori hanno portato all’attenzione del Parlamento il tema dell’insularità, che abbiamo condiviso tutti. Sempre loro hanno promosso il riconoscimento dei nuraghi come patrimonio dell’Unesco.
Ha letto l’intervista di Pietrino Soddu che spiega perché la battaglia sull’insularità è inutile?
Di quell’intervista ne ho condiviso pienamente alcuni stralci. Soddu ha perfettamente ragione nel ritenere che il principio di insularità in Costituzione è superato dall’autonomia differenziata. Tuttavia la battaglia dei Riformatori l’abbiamo sostenuta in tanti, anche nel Pd.
Sarebbe bastato negli anni far applicare a Roma lo Statuto autonomista. L’insularità è stata solo un doppione.
Vero è che abbiamo perso un’occasione a non rivedere lo Statuto della Sardegna attraverso una nuova Costituente. Attraverso quella Statutaria snobbata dalla politica e di cui tutti siamo responsabili.
Vuole portare i Riformatori dentro l’alleanza per le Regionali del 2024?
Le elezioni del prossimo anno varranno una scelta di campo chiara e con programma alternativo a questo centrodestra. Ma se i Riformatori o altri movimenti esprimeranno in maniera altrettanto chiara l’intenzione di stare con noi, guarderemo con attenzione alla proposta.
Si spieghi meglio: trovare credibile la modalità secondo la quale un partito governa sino al giorno prima con il centrodestra e poi il giorno dopo fa il salto della quaglia?
A dieci mesi dalle elezioni non credo ai cambi di campo.
Ah, ecco. Quindi come vi state orientando nella costruzione della coalizione per le Regionali del 2024?
Per ora non è aperta alcuna trattativa. Ma ho ricevuto telefonate, ho aperto interlocuzioni telefoniche. Si partirà dalla costruzione di un programma che contenga i temi identitari e importanti, in modo da recuperare il tempo perso in campi come il lavoro, l’istruzione, la continuità territoriale e la sanità. Vogliamo costruire un governo della Sardegna per i prossimi dieci anni.
È certo che correrete con i Cinque Stelle?
Mi auguro di sì. Con gli M5s e tanti altri. Con il movimento facciamo opposizione insieme in Consiglio regionale già da quattro anni.
Ha sentito il loro coordinatore Ettore Licheri?
L’ho incontrato a una manifestazione della Cgil l’altro giorno e ci siamo salutati. Andiamo agli incontri dei sindacati, a ben vedere. Partecipiamo.
Si dice che lei preferisca però la deputata Alessandra Todde, in qualche modo l’anti-Licheri dell’M5s sardo, nonché considerata una potenziale candidata alla presidenza della Regione.
Con lei non ho mai parlato. Il giudizio non è veritiero.
Con i soriani invece la sua corrente dem ha fatto pace.
Nel Pd non esiste la guerra ma la discussione. Parlare di pace lascia intendere che ci sono stati scontri; invece da noi c’è spazio solo per il confronto. Anche acceso, ma nessuna lite.
La corrente più forte del Pd sardo è quella Cabras, che ha espresso Giuseppe Meloni: da soli valgono oltre la metà del partito sul numero dei voti totali. Cosa vi siete detti col nuovo presidente del Pd?
Lavoreremo insieme per raggiungere gli obiettivi futuri.
Comunali di Cagliari 2024: chi è il miglior candidato sindaco?
Lo stabiliranno gli elettori, quando si voterà il prossimo anno.
Si dice che lei sia un papabile. È disponibile?
Per ora ho un altro importante impegno: vincere le Regionali di febbraio 2024 insieme a tutti gli alleati. Non ci faremo distrarre da altri obiettivi.
L’ultima indagine in Regione, quella che per corruzione vede indagato il presidente Solinas, ha mostrato le infiltrazioni della massoneria. Christian Stevelli, consulente del governatore in Regione, è stato sospeso dalla loggia cagliaritana del Grande Oriente d’Italia. Cosa sa lei?
Solo quello che leggo sui giornali.
Cosa ne pensa?
Credo che quando si va a ricoprire un incarico pubblico, la non appartenenza ad associazioni di questo tipo dovrebbe essere dichiarata.
L’autonomia differenziata è una minaccia?
Enorme. Noi siamo pronti alla mobilitazione insieme alle forze sociali e ai parlamentari. Non solo quelli della Sardegna ma in generale i deputati e i senatori del Sud. Bisogna costruire una rete con tutte le istituzioni che saranno penalizzate.
Il primo rischio del ddl Calderoli qual è?
Spezzare l’unità d’Italia creando un blocco di regioni forti, quelle del centro-nord, e l’altro gruppo debole coincidente con il Meridione. Inaccettabile riconoscere per Costituzione un Paese a due velocità.