Il j’accuse del Fatto Quotidiano contro De Pascale, scatta la querela per diffamazione

Maurizio De Pascale non ci sta. Il presidente di Confindustria Sardegna e Camera di commercio di Cagliari e Oristano ha deciso di non porgere l’altra guancia alla “rappresaglia para-giudiziaria”, come sintetizzato da Sardinia Post nell’editoriale a firma del direttore Guido Paglia (leggi qui). Gli schizzi di fango sono arrivati attraverso le pagine de Il Fatto Quotidiano, il giornale di Travaglio che De Pascale si prepara a querelare per diffamazione a mezzo stampa. Il mandato è stato affidato a Guido Manca Bitti, avvocato del Foro di Cagliari.

“Morto sul lavoro, il presidente condannato rimane in carica”: è questo il titolo dell’articolo pubblicato oggi dal Fatto, in cui De Pascale viene bollato come “l’inamovibile”, graziato da Carlo Bonomi, il numero uno di Confindustria nazionale che – è la posizione del giornale – lascia al suo posto il presidente sardo malgrado la condanna. I fatti risalgono al 2008: l’operaio che perse la vita lavorava nel cantiere di un subappaltatore di De Pascale, a sua volta condannato per omicidio colposo. Ma il Codice etico dell’associazione non prevede alcun siluramento in questi casi. Da qui, a stretto giro, la querela per diffamazione.

Sardinia Post si è procurata la Direttiva di applicazione dello stesso Codice. Il compito di applicarla spetta ai Probiviri che “hanno il potere di disporre la decadenza dalle cariche del Sistema confederale per gravi motivi, tali da rendere incompatibile la permanenza”, prevede lo Statuto degli industriali, al comma 5 dell’articolo 43. Dal testo risulta che la condanna di De Pascale è totalmente fuori dai casi che fanno scattare il disco rosso. Ciò significa che Bonomi non ha fatto alcun regalo al presidente dell’associazione sarda.

In Confindustria scatta la decadenza per “chi ostacola il libero svolgimento dell’azione in capo alla Pubblica amministrazione e all’Autorità giudiziaria“. Idem per coloro che “impediscono l’ordinato sviluppo delle dinamiche economiche e della libera concorrenza“. Ancora: deve essere messo nell’angolo “chi costituisce o partecipa ad organizzazioni di tipo malavitoso”. I reati che vengono sanzionati con il siluramento sono: peculato, concussione, corruzione, violazione dei sigilli, calunnia, falsa informazione, patrocinio e consulenza infedele. Scorrendo ancora la Direttiva, ecco i “delitti contro l’incolumità pubblica”, quelli contro “l’economia pubblica, l’industria e il commercio”. Ecco poi i reati contro il patrimonio, come ad esempio la rapina, l’estorsione, il sequestro, il riciclaggio e l’impiego di denaro di provenienza illecita. Si deve stare fuori da Confindustria anche per “terrorismo ed azioni eversive”.

De Pascale, dunque, ha il pieno diritto di mantenere la presidenza in Confindustria Sardegna, perché la vicenda giudiziaria che l’ha visto coinvolto non solo è senza dolo, ma nemmeno rientra nei reati previsti dalla direttiva. La querela di De Pascale contro Il Fatto verrà depositata nei prossimi giorni.

Come ricostruito nell’editoriale del direttore Paglia, la macchina del fango contro De Pascale si è stata messa in moto per le vicende legate al riassetto degli aeroporti sardi. In ballo c’è la fusione tra gli scali di Olbia e Alghero, dove l’azionista di maggioranza è già il fondo F2i Ligantia. A De Pascale, in particolare, viene anche contestato l’avallo per la cessione dell’aeroporto di Cagliari, il cui attuale azionista di maggioranza è la Camera di commercio. Anche nel capoluogo il socio di riferimento diventerebbe F2i, che di mestiere si occupa di acquisire infrastrutture e gestirle. Ma siccome non mancano gli appetiti locali (qui i retroscena raccontati da Sardinia Post), la mobilità sarda ha dato la stura alla guerra contro De Pascale. (al. car.)

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