Quell’avviso di garanzia per peculato le era costato il posto da candidata alle regionali 2014, guadagnato con le primarie. Ora Francesca Barracciu, ex consigliere regionale Pd, nominata nel frattempo sottosegretario alla Cultura del governo Renzi proprio a febbraio, potrà restare al suo posto. Nell’ambito dell’inchiesta dei fondi ai gruppi, infatti, il gip Giovanni Massidda ha infatti respinto la richiesta di interdizione dai pubblici uffici avanzata circa un mese fa dal pm Marco Cocco. La notizia si legge nelle pagine de L’Unione Sarda oggi in edicola.
Il pm temeva un possibile inquinamento probatorio e non è chiaro se ora farà ricorso. Le spese contestate a Francesca Barracciu ammontano a 33mila euro, spese – secondo la sua versione – in benzina e auto per la sua attività. Ma manca la solita rendicontazione dei soldi spesi a fini istituzionali, peccato originario che accomuna molti dei Consiglieri indagati. Poi in una seconda tranche, le sono stati contestati altri 45mila e il conto sale quindi a 78mila euro e continuano gli incroci tra la carta di credito e la ricostruzione degli spostamenti forniti dall’esponente del Pd.
L’inchiesta, prima del genere in Italia, con un ricco seguito nasce dalle rivelazioni di un ex dipendente del gruppo Misto, diventata poi la super teste, Ornella Piredda, che ha svelato il metodo “paghetta”. Non rimborsi a scontrini e fatture, ma elargizioni standard a tutti: 2500 euro al mese. Nei vari filoni dell’inchiesta sono 86 gli Onorevoli coinvolti in modo bipartisan, a fine maggio la lista si è allungata con 22 nomi nuovi. Largo spettro per le spese da giustificare: maialetti, ciotole d’argento, un banchetto di matrimonio, penne Montblanc e libri antichi intestati ai figli. Ma anche party in discoteca e viaggi a Capodanno.