Il mutuo da 700 milioni per le opere pubbliche incassa il primo via libera dal Consiglio regionale che questa mattina alle 10 ha ripreso l’esame per articoli della Finanziaria 2015. Il voto è arrivato a maggioranza (contraria l’opposizione). Politicamente è stata messa al sicuro l’impronta keynesiana data alla manovra dal presidente Francesco Pigliaru e dall’assessore alla Programmazione, Raffaele Paci.
Il mutuo è contenuto all’articolo 4 del bilancio e prevede che le risorse siano spalmate in otto anni. I soldi verranno destinati a opere di “interesse regionale e locale”, è scritto ancora nella Finanziaria, con un impegno di spesa totale rispettivamente di 454 milioni e di 40. Ma nell’allegato F sono individuate anche altre macro aree di riferimento: ci sono infatti 76 milioni contro il dissesto idrogeologico e 22 per gli investimenti nei territori in sofferenza, precisamente nel Sassarese, nel Nuorese e in Ogliastra. L’articolo 4 prevede infine che il tetto massimo annuale per le opere pubbliche non dovrà superare i 150 milioni, con una rata di 5, sempre ogni 12 mesi.
Sul mutuo è arrivato puntuale lo scontro tra schieramenti. Il centrodestra, e lo fa da giorni, contesta compatto la decisione della Giunta di indebitare la Regione. Ma anche oggi, in Aula, Paci ha spiegato che “il debito pubblico totale continua a essere abbassato (nei giorni scorsi è stata varato il primo taglio dei residui passivi)”. Non solo: la strada del mutuo è risultata “conveniente anche per via del costo del denaro molto basso, quasi vicino allo zero”. L’assessore ha poi ricordato lo spirito generale del Piano per le opere pubbliche: “Serve per far ripartire l’economia e dotare contemporaneamente la Sardegna di nuove infrastrutture”.
Quindi il dettaglio del quadro finanziario: “Abbiamo contratto il mutuo – ha continua l’esponente dell’Esecutivo – perché in cassa non abbiamo 700 milioni e i 300 milioni della Vertenza entrate sono appunto a copertura di residui passivi già iscritti in bilancio”. Così sul taglio al debito: “Per abbatterlo da qui ai prossimi cinque anni avremo a disposizione 200 milioni. Ciò vuol dire abbassare la rata del mutuo di 40“.
Intanto non passa l’Agenzia regionale delle Entrate, così come nei mesi scorsi l’avevano proposta le forze minori della coalizione di governo. Cioè Centro Democratico, Partito dei Sardi e Sel. Il Cd, in particolare, ha insistito con un emendamento a firma di Anna Maria Busia e poi ritirato dalla stessa consigliera. Quindi lo ha fatto proprio il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis. Si è votato a scrutinio segreto, con un esisto più che scontato: l’inserimento dell’Agenzia non è passato.
Una cosa emerge: la Giunta non ha mai avuto intenzione di istituire un’ente di riscossione tutto isolano, almeno in questa fase in cui è aperta la Vertenza entrate con lo Stato. Resta poi da chiarire un secondo elemento: nell’accordo tra Governo-Regione sul pareggio di bilancio e la cancellazione dei vincoli di spesa previsti dal patto di stabilità, una delle clausole è previsto che le entrate sarde vengano conteggiate esclusivamente alla Ragioneria generale dello Stato. Tanto che l’Agenzia sarda – la cui prima proposta fu del Comitato “Fiocco verde” presieduto allora da Franciscu Sedda – non è mai stata inserita nella manovra 2015, precisamente nel testo che la Giunta ha approvato lo scorso 9 dicembre.
Sul proseguo dei lavori in Aula c’è un accordo tra schieramenti per concludere l’esame della manovra entro venerdì: da domani si prosegue a oltranza, hanno deciso i capigruppo. La scelta è di natura finanziaria: approvando entro febbraio il bilancio 2015 si evita l’esercizio provvisorio per il terzo mese consecutivo. Cioè la spesa in dodicesimi.
Al. Car.