Ecco perché la sanità sarda costa oltre 3 miliardi

Troppi posti letto, eccesso di ricoveri e acquisti ancora affidati alle singole Asl anziché a una centrale unica. Sono queste le criticità sarde.

Troppi posti letto, eccesso di ricoveri e acquisti ancora affidati alle singole Asl anziché a una centrale unica. Sono queste le criticità che in Sardegna hanno portato la spesa sanitaria a uno sforamento di “400 milioni”, per un conto finale di 3,3 miliardi, stando all’ultimo aggiornamento (sebbene non ancora ufficiale). Ad anticipare l’ulteriore impennata rispetto al cosiddetto fabbisogno sanitario di 2,979 miliardi fissato dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), è Franco Sabatini, il presidente Dem della commissione Bilancio in Consiglio regionale.

È una somma di inefficienze, quella che vale l’impennata della spesa isolana. E Sabatini ne ricostruisce la mappa partendo dal numero dei posti letto che “in Sardegna – spiega l’esponente Pd – dovrebbe essere tra i 5mila e 5.600, invece ne abbiamo 6.800“.

C’è poi l’utilizzo di ogni singolo posto letto che si traduce in un’altra stortura. “In un sistema sanitario efficiente – continua il Dem -, il 5 per cento delle risorse della spesa totale viene destinato alla prevenzione, il 44 all’assistenza ospedaliera e il restante 51 alla medicina del territorio per la riabilitazione dei pazienti cronici. In Sardegna, invece, per i ricoveri si spende il 50 per cento del bilancio, a scapito della medicina territoriale”.

In termini economici, visto che ogni ricovero costa 1.000 euro al giorno, “significa che i pazienti vengono assistiti a un costo altissimo, quando, a parità di risultati, la spesa potrebbe essere di gran lunga inferiore”.

Non è tutto. “Per ottimizzare il welfare sanitario – va avanti Sabatini -, ogni reparto ospedaliero dovrebbe aver un turn over del 75 per cento. In alcune strutture, invece, l’indice di utilizzo dei posti letto si aggira intorno al 25-30 per cento. Ciò significa che quel singolo reparto, organizzato in struttura complessa, ha elevati costi in termini di personale, ma non produce alcun vantaggio per la collettività. Anzi, diventando una fonte di sprechi”.

“La razionalizzazione della rete ospedaliera, sulla quale sta lavorando l’assessore Luigi Arru – prosegue Sabatini – conterrà le indicazioni per attuare finalmente questi correttivi che, infatti, non andranno a intaccare i Lea (Livelli essenziali di assistenza), ma avranno enormi ricadute sull’incidenza complessiva della spesa sanitaria nel bilancio regionale”.

Inutile dire che mettere mano alla rete ospedaliera farà il paio con scelte anche impopolari, perché il taglio degli oltre mille posti letto in eccesso finirà per scontentare strutture e territori. Ma la linea dura dovrà essere utilizzata pure sugli incarichi. “A spese dei cittadini, negli anni, in Sardegna sono stati fatti troppi favori – aggiunge Sabatini -. Per esempio, si è registrata la moltiplicazione dei primariati, alcuni creati ad hoc con aumenti mirati di posti letto per raggiungere la soglia di 20 come prevede la legge per creare una struttura complessa”.

A proposito della riduzione delle Asl (il cui percorso è stato scritto nella riforma approvata a ottobre dal Consiglio regionale e che aprì la strada ai commissariamenti delle Aziende rimaste in mano al centrodestra sino alla fine dello scorso dicembre), il presidente della commissione Bilancio chiarisce: “Vero che ci sarebbe un controllo più diretto, ma gestire strutture troppo grandi non è sempre facile. Per un altro verso si ridurrebbero i costi del management, ma ciò ha fatto lievitare la spesa totale non sono stati i compensi delle figure apicali quanto le inefficienze del sistema”.

Sabatini, per il suo ruolo, è uno dei diretti interessati ai costi delle Asl. Lo sforamento totale andrà corretto con un assestamento di bilancio che passerà dalla commissione che presiede. Questo anche nel caso in cui lo sforamento lasciato in eredità dal centrodestra non dovesse superare la soglia di 230 milioni calcolata in aprile. Ma, come detto da Sabatini, si aggira intorno ai 400 milioni. “La Sardegna – chiude l’esponente del Pd – non può permettersi di destinare all’assistenza medica oltre il 50 per cento del bilancio. È una questione di buon senso che ci obbliga a chiudere in fretta pure la partita della centrale unica di acquisto”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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