Sanità, l’eredità del centrodestra: nel 2014 spese in eccesso per 230 milioni

L’assessore Luigi Arru al lavoro sul piano regionale dei tagli, da spalmare in tre anni. Non si esclude l’accensione di un mutuo.

Si è fatto inquietante il quadro della sanità sarda dopo cinque anni di centrodestra al governo delle Asl: l’assessorato guidato da Luigi Arru e i commissari nominati alla fine dello scorso dicembre, hanno stimato sul 2014 maggiori spese per 230 milioni. E pensare che già sembrava enorme il disavanzo di 110 milioni coperto nel 2013 con la leggina Salva Asl, approvata dall’allora Consiglio regionale a maggioranza, a chiusura della passata legislatura.

Dunque è andata totalmente fuori controllo la spesa della sanità sarda. I numeri arrivano dall’assessorato di via Roma, ma venerdì, in un convegno a Quartu, li aveva anticipati venerdì la consulente Loredana Ruiu.

I 230 milioni di costi aggiuntivi sono stati calcolati rispetto al cosiddetto fabbisogno sanitario. Ovvero, l’ammontare totale di risorse che ogni anno, per ciascuna Regione, calcola il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica). E si tratta di una somma che dovrebbe rappresentare il punto di efficienza tra erogazione dei Lea (livelli essenziali di assistenza) e la logica economicistica in capo a ogni pubblica amministrazione.

In Sardegna, però, questo equilibrio è saltato. Ma adesso risulta che la progressione dei disavanzo ha raggiunto livelli di massimo allarme. Infatti: nel 2013 la sanità sarda sarebbe dovuta costare 2.979.982.166,84 euro, come ha certificato la Corte dei Conti lo scorso luglio, quando bacchettò durante la giunta di Ugo Cappellacci. Invece vennero spesi in tutto 3.090.159.961,06 euro. Ciò significa 110.177.749,22 euro di maggiori uscite caricate appunto sui contribuenti con la leggina Salva Asl.

Sul 2014 sarà peggio: a consuntivo si dovrebbe registrare un raddoppio di quel disavanzo, pari a 230 milioni. In pratica, rispetto al fabbisogno sanitario del Cipe, fissato in 2,897 miliardi, se ne dovrebbero spendere 3,127.

Dall’assessorato di via Roma filtrano due indiscrezioni: la prima è che la Giunta potrebbe chiedere al Governo un piano di rientro per correggere l’eredità del centrodestra. La trattativa è aperta: non si esclude la possibilità di accendere un mutuo con la Cassa depositi e prestiti. Questo soprattutto per pagare i fornitori, i cui crediti, per legge (nazionale e comunitaria), vanno saldati entro 90 giorni.

Insomma, Arru sta valutando la percorribilità di misure aggiuntive per coprire le maggiori uscite registrate nel 2014. Parallelamente, l’assessorato è al lavoro per scrivere un piano regionale di tagli che sarà poi comunicato ai commissari, ma andrà spalmato in tre anni, è l’ipotesi più probabile.

Del resto, 230 milioni di risparmi sono una cifra enorme che, tuttavia, ha come paletto proprio il rispetto dei livelli essenziali di assistenza. Non solo: per il 2015 il Cipe ha stabilito che il fabbisogno della Sardegna deve essere pari a 2,816 miliardi. E questa è esattamente la somma messa a bilancio nella Finanziaria del centrosinistra. Ma sarà molto difficile che non si sfori nuovamente, visto il disavanzo pregresso da ripianare. Ovvero, è alta la probabilità che nel giro di dodici mesi si non si entri a regime, nel rispetto della cifra indicata dal Cipe, sebbene questo sia l’obiettivo di Arru e della Giunta.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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