Legge sicurezza, ultimatum a Governo: Regione pronta al ricorso alla Consulta

La Regione Sardegna è pronta a ricorrere alla Corte Costituzionale contro il decreto sicurezza convertito in legge e più volte criticato dalla Giunta di centrosinistra guidata da Francesco Pigliaru. L’Esecutivo ritiene che vada cambiato “in quanto crea incertezza, insicurezza e dis-integrazione”. Domani l’assessore degli Affari Generali con delega alle migrazioni, Filippo Spanu, porterà in Giunta, insieme al nuovo piano dei flussi non programmati, anche una relazione sul dl e sul global compact “per valutare – spiega all’Ansa – le ulteriori iniziative da prendere”.

A oggi sono cinque le regioni che hanno già preso posizione con atti concreti, la prima è stata l’Umbria che ha depositato gli atti alla Corte Costituzionale, seguono Toscana (che questa sera ha adottato la delibera), Calabria, Piemonte e Basilicata. L’iniziativa formale delle Regioni supera l’ostacolo che impedisce ai Comuni di ricorrere direttamente alla Consulta per questioni di legittimità costituzionale di leggi dello Stato.

“Quello che è certo – sottolinea l’assessore Filippo Spanu – è che ci stiamo muovendo in coordinamento con le altre regioni per richiedere un confronto politico al Governo in sede di Conferenza delle Regioni, nello specifico con la commissione delle migrazioni”. L’altra battaglia è sulla Bossi-Fini. “Gli altri Stati riescono a organizzare i flussi programmati – spiega ancora Spanu – noi no e li subiamo, perché è in vigore la Bossi-Fini che va assolutamente modificata”.

La decisione della Regione segue la mobilitazione avviata in Sardegna dal sindaco di Alghero Mario Bruno – che proprio oggi, in seguito agli insulti e all’odio che si è scatenato su Facebook dopo la sua presa di posizione, ha annunciato che denuncerà tutti gli hater  – e dopo  la levata di scudi di altri primi cittadini in Sardegna, tra i quali il candidato alla presidenza della Regione, Massimo Zedda.

 

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