Covid, dati della Sardegna incompleti: Iss bacchetta l’Isola, la colpa è dell’Ats

I dati che dalla nostra Isola arrivano incompleti a Roma riguardano il tracciamento dei contagi, ovvero uno dei ventuno parametri che l’Istituto superiore di sanità (Iss) mette sotto la lente ogni settimana per valutare il grado di rischio di una regione. Il ‘caso Sardegna’ è esploso il 31 dicembre, quando dalla bozza di report diffusa dal ministero della Salute è appunto venuto fuori il problema. Tanto che per via di questo parametro trascurato, l’Isola è stata classificata col massimo rischio.

Filtra proprio dalla Capitale il motivo per cui la Sardegna rischia le massime restrizioni, anche se non sono ancora state decise le misure previste per le prossime settimane (il Governo si riunisce stasera alle 21). È invece sicuro che la responsabilità sia dell’Ats: spetta infatti all’Azienda per la tutela della salute, guidata dal commissario Massimo Temussi, raccogliere e inviare i dati necessari a leggere l’andamento dei contagi.

Senza il tracciamento dei positivi è infatti impossibile arginare i nuovi casi, quindi contenere la diffusione del virus. Non solo: in assenza di non monitoraggio preciso sui contatti tra le persone, il rischio è vanificare i passi avanti fatti dalla Sardegna sull’occupazione dei posti letto. Lo stesso 31 gennaio, mentre l’Iss bacchettava la Sardegna (l’Istituto superiore di sanità elabora i report settimanali su incarico del Ministero), era arrivata la buona notizia sulla tenuta del sistema ospedaliero isolano. Per la prima volta dopo settimane, il tasso di riempimento nelle Terapie intensive dell’Isola era al 25 per cento contro il 30 di soglia critica. Sulle degenze ordinarie, invece, i pazienti Covid occupano il 30 per cento di posti disponibili a fronte del limite fissato al 30 per cento.

Adesso si tratta di capire come il Governo intenda riorganizzare il Paese dopo il grande blocco delle feste. Domani 5 gennaio e il 6 si rientra in zona rossa, significa spostamenti vietati tra Comuni e le attività commerciali chiuse, eccetto market e negozi di generi alimentari nonché i servizi alla persona, come profumerie e rivendite di intimo. Idem beni di prima necessità come il materiale per il riscaldamento, l’abbigliamento per bambini e le librerie.

L’ipotesi più probabile è che il 7 e l’8 gennaio tutti l’Italia diventi zona gialla, con la ristorazione aperta sino alle 18 ma nessun limite agli spostamenti. Il 9 e 10 gennaio potrebbe di nuovo essere arancioni, ciò che significa mobilità consentita solo all’interno del proprio Comune. Dall’11 al 15 gennaio le regole dovrebbero cambiare in base all’Rt: zona gialla con l’indice di contagio sino a 0,99. zona arancione tra 1 e 1,24; zone rossa dall’1,25. Non si esclude che dal 16 gennaio in poi possano cadere tutte le restrizioni e si arrivi a una ripresa quasi normale della quotidianità, a parte l’uso obbligatorio delle mascherine, il distanziamento sociale e la igienizzazione delle mani. (al. car.)

 

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