In Sardegna risale lievemente l’occupazione dei posti letto nelle Terapie intensive da parte dei pazienti Covid: dal 32 per cento del 16 dicembre si era passati a 23 punti base del 24 dicembre, mentre adesso l’Isola è al 25 per cento. Il dato è contenuto nel report che ogni cinque giorni elabora Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. La nuova percentuale è riferita al rilevamento del 29 dicembre e si tratta comunque di un valore positivo, visto che la soglia critica è fissata al 30 per cento.
La Sardegna ha registrare un buon andamento anche sull’occupazione dei posti letto nelle Terapie non intensive: a fronte di un limite massimo del 40 per cento, sempre secondo i paramentri nazionali, nei reparti Covid degli ospedali isolani i pazienti ricoverati col virus rappresentanto il 30 per cento dei posti totali disponibili.
Come noto, le due soglie del 30 per cento e del 40 (Rianimazioni e assistenza ordinaria) sono funzionali alla garanzia delle cure ai pazienti con tutte le patologie. Il monitoraggio è stato pensato proprio per evitare che ci siano casi di mancate cure perché diventano troppi i malati Covid ricoverati. Sempre in base ai dati Agenas, risulta stabile anche il rapporto degli infetti ogni a 100mila abitanti: è pari a 11 sui pazienti ricoverati nelle Terapie intensive e pari a 101.4 sugli ingressi nei reparti non intensivi. uanto all’indice di trasmissibilità Rt, la Sardegna è allo 0,82. Il dato è riferito al 24 dicembre. La media italiana è dello 0,93.
A livello nazionale, al momento sono sei le regioni fuori dai paramentri: nelle Rianimazioni, quelle che più preoccupano visto che rappresentano l’ultimo livello di assistenza, l’occupazione dei posti letto è stata sforata in Friuli Venezia Giulia (34%), Lazio (32%), Lombardia (40%), Provincia autonoma di Trento (51%), Piemonte (31%) e Veneto (37%). Sono invece otto, una in meno rispetto a una settimana fa, le regioni che superano la soglia di allerta sui repart Covid ordinari. Si tratta di Emilia Romagna (44%), Friuli Venezia Giulia (51%), Lazio (44%), Provincia autonoma di Trento (63%), Piemonte (52%), Puglia (42%), Valle d’Aosta (41%) e Veneto (45%).