Tra il gruppo dei Progressisti in Consiglio regionale e la Giunta sono ancora scintille sulla sanità. Il capogruppo, Francesco Agus, punta il dito sulla situazione dei Pronto soccorso nell’Isola dove, mediamente, i tempi di attesa sono biblici tanto che molti pazienti rinunciano alle cure. “In queste ore, al Policlinico di Monserrato – attacca Agus – secondo quanto risulta dai monitor di controllo, sono 17 le ore di attesa per una visita visti i dieci codici gialli in coda già dalla mattinata”.
Stessa situazione nella giornata di ieri quando “da Cagliari a Sassari, le ore d’attesa erano più di nove”. A Nuoro i problemi riguardano anche il rischio di chiusura e dalla settimana scorsa “non è cambiato nulla. Aumenta ogni giorno il numero di medici positivi al Covid – sottolinea il capogruppo – così come aumentano le segnalazioni di pazienti che, scoraggiati, rinunciano a essere visitati a causa delle lunghe attese per poi tornare nei giorni seguenti in ospedale, quando ormai è troppo tardi”.
Nel mirino finisco il presidente della Regione, Christian Solinas e l’assessore alla Sanità, Mario Nieddu, a cui “facciamo notare che, a dispetto delle promesse, anche negli ultimi giorni i Pronto soccorso di tutta la Sardegna sono andati in tilt”. La colpa della Regione è che “di fronte a tutto questo riesca a rimanere immobile, nell’attesa, purtroppo vana, che l’emergenza passi da sola”.
Dopo l’attacco, la proposta che si concentra sulla riapertura del Pronto soccorso del Santissima Trinità di Cagliari, per destinarlo ai pazienti positivi o sospetti positivi. L’altra questione è “l’assunzione di sanitari presenti nelle graduatorie che inspiegabilmente non vengono fatte scorrere, stabilizzare i precari, fare nuovi concorsi, razionalizzare l’utilizzo del personale”.
Una proposta riguarda l’attivazione e di un coordinamento regionale che “sovrintenda alla gestione delle grandi emergenze contemporaneamente in corso: la pandemia, le liste d’attesa e gli screening arretrati, il blocco dei pronto soccorso”. Agus riferisce di tanti operatori che, nelle ultime settimane, hanno scelto di licenziarsi dal Servizio sanitario sardo scegliendo la libera professione, il settore privato e il lavoro in altre regioni. Dalla Sardegna vanno a rafforzare le fila degli ospedali del Trentino Alto Adige. Servono subito incentivi reali, pari almeno a quelli garantiti dalle altre regioni”.
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