Castangia: “Se il Pd non cambia, tra le possibilità c’è l’addio”

“Il Partito democratico deve decidere che cosa vuol fare da grande. Vuole essere il partito degli elettori? Bene. Vuole fare i congressi a porte chiuse, a colpi di tessere e correnti? Male. Vuole presentarsi alle prossime regionali con Giorgio Oppi e Giacomo Sanna? Malissimo. E a quel punto valuteremo ogni ipotesi”. Compreso l’addio.

Disincanto, rabbia, flebile speranza. Commentando le ultime vicissitudini del Pd, dalle parole di Thomas Castangia emergono sentimenti e stati d’animo contraddittori. Da tre anni segretario Pd della provincia di Cagliari, Castangia – ingegnere elettronico, classe 1974 – è tra i dirigenti democratici sardi il più vicino al “ribelle” Pippo Civati, il deputato che non ha votato la fiducia al governo guidato da Enrico Letta.

A una settimana dalla direzione regionale di Oristano (che riprenderà lunedì),  Castangia ha ancora l’amaro in bocca per la relazione del segretario regionale Silvio Lai. E non digerisce i movimenti neppure tanto sottotraccia di quanti vorrebbero presentarsi alle prossime Regionali con Udc, Psd’Az e montiani. Le forze politiche che sostengono, o hanno sostenuto fino a pochissimo tempo fa, la giunta regionale guidata da Ugo Cappellacci.

thomas castangia
Thomas Castangia, esponente sardo dei seguaci di Pippo Civati

Partiamo dalla relazione del segretario Silvio Lai.

“Totalmente edulcorata, con alcuni passaggi smentiti dai fatti. Come fa il segretario a dire che sull’elezione del presidente della Repubblica non c’era alcun accordo con Berlusconi? L’accordo c’era eccome ed era su Franco Marini. Ha preferito negare quella che è stata la premessa al governo delle larghe intese”.

E per questo l’ha rimproverato…

“Ho detto che riportare cose non vere non era proprio il massimo. Diciamo che alcuni già lavoravano alle larghe intese e altri che proprio non le volevano. Il finale lo conosciamo”.

Da Roma a Cagliari la situazione non migliora: con le elezioni regionali alla porte bisogna decidere le alleanze, il governatore…

“Il quadro, al momento, è questo: una parte del Pd vorrebbe presentarsi agli elettori insieme con l’Udc di Giorgio Oppi, il Psd’Az di Giacomo Sanna”.

Laddove “una parte del Pd”si traduce con i vecchi capibastone, i dominus correntizi padroni delle tessere, secondo i quali il centrosinistra da solo non vince, quindi serve la Sacra alleanza con gli amici del giaguaro, da Giorgio Oppi a Giacomo Sanna, appunto.

“Ci opporremo con tutte le forze a questa soluzione. E oltre tutto le somme numeriche non funzionano”.

In effetti sommando Udc e Psd’Az si arriva attorno al 5 per cento…

“Vogliono allargare anche ai montiani”…

Che, considerando il voto delle politiche, porterebbero un altro 6%.  

“Io credo che si tratti di spostare completamente il ragionamento politico: anziché ragionare su un’alleanza con chi governa o governava fino a poco tempo fa con Cappellacci, il Pd deve domandarsi perché alle ultime consultazioni non è andato oltre il 25% e il centrosinistra si è fermato al 29%. Bisogna chiedersi in cosa si è sbagliato e capire perché tanta gente che ci sosteneva non ci sostiene più”.

Qual è la sua idea?

“Da un lato abbiamo una classe dirigente logora, a fine carriera: la gente chiede novità e noi proponiamo le stesse facce da decenni. Il problema è che molti, all’interno del partito, la base manco la conoscono e non hanno alcuna intenzione di conoscerla e di confrontarsi. Tant’è che in vista del congresso regionale, molti esponenti stanno facendo pressione su Roma affinché si vada al congresso blindato: solo gli iscritti”.

E voi che non condividete questa impostazione cosa intendete fare?

“Molti mi dicono: se c’è la possibilità, concreta, di cambiare questo Pd allora siamo disposti a metterci la faccia. Altrimenti non vale la pena di scontrarsi contro le stesse logiche di trent’anni fa”.

Per questo chiedete il “congresso aperto”, che la maggior parte delle “vecchie facce” non vuole…

“Partiamo da un dato: il Pd ha subito un tracollo di voti considerevole. Nonostante questo, molti vogliono che il partito si chiuda a riccio: è incredibile. E poi, giusto per fare un esempio, dei 60mila delle primarie cosa facciamo? Non vogliamo coinvolgerli? Assurdo. Tra l’altro gli iscritti son pochini”…

La campagna per il tesseramento in effetti pare non abbia dato grandi risultati.

“È successo perché abbiamo lasciato ad altri soggetti, in primis il Movimento 5 Stelle, temi che erano e avrebbero dovuto continuare ad essere del Pd: la Rete, l’ambiente, il taglio agli sprechi cari alla mala politica. Tutti temi che, ad esempio, sono stati la bandiera dei quattro anni con Soru in Regione. Poi ce ne siamo dimenticati”.

Altro scoglio: quando si farà il congresso? Dopo le elezioni regionali, stando alla relazione di Silvio Lai alla direzione di Oristano.

“Sì, a babbo morto”.

Ma  Silvio Lai ha anche annunciato un allargamento immediato della segreteria regionale, in modo che essa rappresenti l’intero partito.

“Noi vorremmo la convocazione del congresso regionale entro ottobre e Lai risponde con una segreteria allargata: dentro Paolo Fadda per gli ex Popolari, Chicco Porcu per i Renziani e via dicendo. Una soluzione che non risolve nulla e a nulla serve. Qui, ripeto, si deve parlare con la base, non con le correnti. Ma sembra che questo l’abbiano capito in pochi: tutti arroccati a difendere le loro posizioni”.

Ma sembra difficile che passi la vostra linea: la resa dei conti si consumerà dopo le Regionali.

“In effetti c’è anche il timore di essere sconfitti e regalare il governo dell’Isola al centrodestra per altri cinque anni”.

Chi avrà il compito di scongiurare questa ipotesi guidando la coalizione e mettendoci la faccia?

“Questo lo decideranno le primarie di coalizione”.

Le faccio alcuni dei nomi che circolano da tempo: Renato Soru?

“Non so”.

Non mi dica che l’ex governatore non ci pensa.

“Ripeto: non so. Si sono fatti molti nomi, come sempre”.

Francesca Barracciu? Gianfranco Ganau? Roberto Deriu?

“Ripeto: devono decidere le Primarie. Il gioco dei nomi ha senso solo se parliamo di candidati alle Primarie. La decisione devono prenderla gli elettori”.

Ma quali devono essere i criteri per selezionare le candidature? Mi riferisco alla questione etica…

“Il tema è delicato. Oggi vige l’incandidabilità per ‘reati di particolare gravità’. Ma non vengono specificati. Ogni caso è diverso dall’altro, ma ci vogliono regole chiare. Ad esempio, per alcuni reati specifici, come quelli contro la pubblica amministrazione, il Pd non dovrebbe candidare a partire dal primo grado di giudizio. Forse qualcuno non si è accorto di una cosa: c’è un certo clima, c’è una totale crisi di credibilità. L’unica cosa sulla quale si può puntare ora è la massima trasparenza”.

 Dica la verità: a breve la troveremo in un’altra organizzazione, magari con Sergio Cofferati e Maurizio Landini?

“Si vedrà. Ma non mi piacciono i progetti che comprendono pezzi di partito diversi ma altrettanto logorati”.

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

 

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share