Pd, Lai congela il dissenso: “Uniti per le Regionali”

Quanti hanno chiesto che il Partito democratico sardo vada in tempi rapidissimi, comunque prima dell’estate, al congresso regionale dovranno pazientare a lungo. L’obiettivo è, fin d’ora, la vittoria alle elezioni regionali. Dunque i democratici devono da subito mettersi al lavoro. Per poi, in autunno, tenere le primarie per la scelta del candidato governatore. E il congresso? Parlando ai membri della direzione regionale, il segretario e neosenatore Silvio Lai non è stato esplicito su questo punto. Ma il “piano di lavoro” che ha illustrato potrebbe spostare lo svolgimento del congresso a un momento successivo alle Regionali. Dunque alla primavera del 2014.

Subito – entro una decina di giorni – il Pd sardo avrà una nuova segreteria composta da una decina di dirigenti. Rappresenteranno, almeno nelle intenzioni annunciate, tutte le componenti del partito. Il primo compito sarà rilanciare l’attività del Pd nei territori e portare a sintesi il lavoro svolto nei mesi scorsi con la conferenza programmatica. In definitiva, elaborare il programma elettorale. Contemporaneamente questa nuova segreteria dovrà scrivere “le regole per la selezione del candidato presidente insieme alla coalizione con la quale ci presenteremo, sapendo che essa è più debole e fragile ma che non sarà influenzata dall’esperienza di governo che stiamo affrontando a Roma”.

La riunione della direzione non si è conclusa. Troppe le richieste di intervento. E’ stata aggiornata a lunedì 13 maggio sempre a Oristano. Nel frattempo (è convocata per sabato 11) a Roma si sarà tenuta l’assemblea nazionale e sarà stato designato il ‘reggente’ che prenderà il posto di Pier Luigi Bersani avrà il compito di traghettare il Pd fino al congresso autunnale.

Nella lista degli iscritti a parlare ci sono ancora una decina di nomi. Quanti l’hanno fatto ieri – salvo poche eccezioni: il presidente della provincia Carbonia-Iglesias Tore Cherchi, il civatiano Thomas Castangia, il capogruppo al consiglio regionale Giampaolo Diana – hanno condiviso il percorso indicato da Silvio Lai. E tutto fa pensare che questo tentativo di congelamento del conflitto interno in vista delle Regionali alla fine passerà. Si tratterà di vedere fino a che punto il Pd riuscirà ad assorbire e ad arginare il malessere interno che ieri è emerso anche dagli interventi di condivisione della linea del segretario. Quelli del sindaco di Sassari Gianfranco Ganau e di Oristano Guido Tendas, per esempio, dedicati per buona parte alla crescente difficoltà di farsi capire dai cittadini.

Mancavano alcune personalità di peso. Da Renato Soru (per impegni di lavoro, secondo quanto si è appreso) ad Arturo Parisi. Ed è proprio dal Sassarese che giungono i più forti messaggi di dissenso verso la segreteria. Il consigliere regionale renziano Gavino Manca (altra ‘vittima’ dell’intervento romano sulle liste delle Politiche) era assente. Ma ha fatto sapere che il 24 maggio a Sassari si terrà un’assemblea dei renziani sardi. Dal titolo eloquente: “Adesso basta!”. E l’intenzione è di ripetere in altre parti dell’isola questi “basta!”.

D’altra parte Silvio Lai – politico prudente, che non ama i toni forti – ha dedicato ai dissidenti interni parole durissime: “Mi voglio soffermare – ha detto – sul livello di chi nel nostro gruppo dirigente, nei delicatissimi giorni nei quali il nostro partito a livello nazionale e locale era sottoposto ad una prova esiziale, fondamentale per la sua stessa esistenza, si è lasciato andare. Leggo una ricerca di protagonismo schizofrenico guidato da irrefrenabili pulsioni infantili con post, note, dichiarazioni, interviste, tentativi informi di ottenere in maniera urlata una visibilità individuale senza nessun interesse per il Pd o per il Paese. Ci sono limiti che sono stati superati e stanno danneggiando il partito oltre ogni accettabile condizione, non solo per i contenuti proposti ma per i modi inadeguati e, talvolta, volgari. E in qualche caso senza chiedersi se rappresenti e parli a nome di qualcuno che chi ti ha chiamato a rappresentarlo”.

E’ apparso un riferimento molto chiaro a Giampaolo Diana che – da ‘grande elettore’ del capo dello Stato – aveva dichiarato pubblicamente il suo no alla candidatura di Franco Marini. Ma anche a quanti nei giorni scorsi (dalla presidente dell’assemblea regionale del partito Valentina Sanna al vicecapogruppo Mario Bruno) hanno contestato con durezza la gestione politica di questi mesi e hanno parlato di modo esplicito di rischio di “scomparsa” del Pd.

E’ l’emergenza, nell’analisi di Silvio Lai, a guidare oggi le scelte. Sia a livello nazionale (il governo Letta come conseguenza inevitabile del mix tra la gravità della crisi economica e i ripetuti no di Beppe Grillo ai vari tentativi di Bersani), sia a livello locale (appunto per la prossimità delle Regionali). Una situazione davanti alla quale, nell’analisi di Lai, il Pd deve riaffermarsi come “partito politico” e non come “spazio politico” dove ognuno agisce secondo le sue preferenze del momento, come appunto è accaduto in occasione delle elezioni del capo dello Stato.

Almeno nelle forma l’appello alla ‘pacificazione’, ad abbassare i toni, è stato raccolto. Diana, nel ribadire le ragioni del suo no alla candidatura di Marini, ha detto che il suo ruolo di capogruppo consiliare “è a disposizione”. E il suo principale critico delle scorse settimane, il consigliere regionale Franco Sabatini non ha alzato i toni dello scontro affermando di condividere l’appello del segretario alla pacificazione interna. Si tratterà di vedere se e per quanto tempo reggerà.

N.B.

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