Tra il 2001 e il 2002, Ugo Cappellacci ha incassato in qualità di presidente della ‘Sardinia Gold Mining’ oltre 215mila euro. Si parla di 72.501 euro nel 2001 e di una cifra raddoppiata l’anno successivo, quando l’attuale governatore intascò 142.999 euro. E con tutta probabilità non è tutto per l’attuale governatore della Sardegna, ha coperto la carica fino al 2003 e il documento da cui si ricavano queste cifre è del novembre di quello stesso anno, quindi non include gli emolumenti dell’ultimo periodo.
Il documento in questione è un un report composto da oltre 190 pagine intercettato da Sardinia Post e datato appunto novembre 2003, mai pubblicato in Italia e reso noto nel silenzio generale dal giornalista americano John Dougherty.
La storia è nota: è quella della Sardinia Gold Mining, che dalla fine degli anni ’90 al 2008 ha sventrato le colline di Furtei prima di scappare a gambe levate e lasciare in eredità un territorio carico di veleni che dovranno bonificare essere bonificati a carico dei contribuenti sardi. A suon di euro: l’ultima stima parla di almeno 16 milioni. Politicamente è stata una vicenda avallata in modo trasversale: dell’oro in salsa sarda si parlava dagli anni ’80, presidente Mario Melis, dopo gli studi condotti dall’Università di Cagliari. Si andò avanti con Antonello Cabras e con Federico Palomba arrivò il primo lingotto. Giampiero Pinna, in quota Ds e allora presidente dell’ente regionale Progemisa, sprizzava gioia da tutti i pori. Nel corso degli anni ha cambiato idea.
Tornando al triennio 2000/2002, tra gli alti papaveri della Sgm Cappellacci è quello che incassa di più. E, come si è detto, nel report non figurano gli emolumenti del 2003, anno che segnò l’addio dell’attuale governatore “a causa dei conflitti, in particolar modo sulle bonifiche, subentrati con la proprietà”, ha sempre sostento Cappellacci.
Ma è una tesi che suscita molti dubbi. Nel 2002, il Messaggero sardo pubblica un articolo (leggi) dai toni a dir poco trionfalistici. E parla di un “commercialista cagliaritano presidente della Sgm”. Sostiene il commercialista: “Abbiamo già chiesto tutti i permessi di ricerca e le concessioni minerarie. Dopo le prospezioni nel sottosuolo saremo in grado di preparare un solido piano industriale”. Era Ugo Cappellacci, che si riferiva ad un presunto filone milionario individuato dalla Sgm a monte Ollasteddu, in Ogliastra. Titolava il Messaggero: “Scoperto a Perdasdefogu il giacimento aurifero più grande d’Europa”.
“Insomma, Perdasdefogu dovrebbe essere ribattezzrato Perdasdeoru“, si leggeva nell’articolo. E Cappellacci annuiva sornione. A monte Ollasteddu – per la cronaca – nulla s’è scavato perché i confini dell’ipotetico filone miliardario combaciavano con il poligono militare, e dalle stellette il via libera non è mai arrivato.
I capoccia della Sgm – in testa l’attuala presidente della Regione – si aspettavano però ben altra accoglienza a Osilo, paesino dell’Anglona a qualche decina di chilometri da Sassari. “Non vogliamo fare nulla senza il consenso della gente – dichiarava nel 2002 Cappellacci sempre al Messaggero sardo, subodorando la mala parata – anche se viene persa un’occasione di sviluppo del territorio. Un peccato anche perché il giacimento era di grande interesse”. Per la Sgm di sicuro. Per gli osilesi, vista l’esperienza di Furtei, forse un po’ meno. E infatti il progetto naufragò.
Oggi, a ricordare quel periodo ci sta pensando in pompa magna Mauro Pili, appena fuoriuscito dal Pdl e candidato alla presidenza della Regione come leader di ‘Unidos’. Ma quando Ugo Cappellacci era presidente della Sgm, chi occupava la poltrona attualmente occupata da Cappellacci? E quali altri informazioni sono contenuto del report scovato da Dougherty?
Pablo Sole