Cagliari, porto canale a rischio tracollo. Solinas: “Il Governo si attivi subito”

“È paradossale che il porto di un’area industriale strategica per la crescita della Sardegna sia sottoposto a vincoli paesaggistici che ne pregiudicano l’operatività e lo sviluppo. Chiediamo ora al presidente del Consiglio dei Ministri Conte, che è stato sollecitamente informato della vicenda, di attivarsi senza indugio per sbloccare questa situazione”. È quanto afferma il presidente della Regione, Christian Solinas, sull’esito della riunione di ieri a Roma, nella quale il ministero dei Beni culturali si è opposto alla rimozione dei vincoli. Secondo il presidente “è altrettanto incomprensibile, se non proprio intollerabile, l’atteggiamento dilatorio del Mibac più volte da noi sollecitato per risolvere il problema. Tutto ciò rischia concretamente di bloccare l’ampliamento produttivo del Porto Canale di Cagliari, l’avvio della Zona franca e della Zona economica speciale, nonché degli insediamenti su tali aree e i progetti per il potenziamento delle infrastrutture”.

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“A determinare il rallentamento della procedura autorizzativa – spiega ancora il governatore – è stata la grave e inaccettabile assenza alla riunione odierna del direttore generale del Dipartimento Archeologia, belle arti e paesaggio del Mibac, il referente deputato a esercitare il potere di revoca in quello che sarebbe dovuto essere l’incontro risolutivo dopo le precedenti riunioni nei tavoli ministeriali. La Regione e tutte le istituzioni ed enti interessati hanno più volte sollecitato la rimozione del vincolo che di fatto è un ostacolo al decollo della Zona franca e della Zona economica speciale del Porto Canale, indispensabile volano per la crescita delle iniziative produttive e degli investimenti in grado di garantire occupazione e benessere”, conclude il presidente Solinas.

Il no del ministero alla rimozione dei vincoli

L’ultima speranza per il porto industriale di Cagliari rimane ora un intervento della Presidenza del Consiglio dei ministri, altrimenti si rischia il tracollo. Il ministero dei Beni culturali ha detto no alla riedizione delle autorizzazioni paesaggistiche, che sbloccherebbe gli investimenti nell’infrastruttura. Lo ha ribadito a Roma nel corso di una riunione con l’Autorità di sistema portuale del mare di Sardegna: da solo non può fare nulla. Non può, cioè, concedere al porto di Cagliari lo sblocco dei vincoli paesaggistici, congelati da anni e riesumati da un’ultima sentenza del Consiglio di Stato: lo scalo industriale del capoluogo non aveva tutte le autorizzazioni per essere costruito. Il via ai cantieri era stato dato legittimamente in attesa delle decisioni sui ricorsi in tribunale. Le opere sono state finite ma utilizzate prima dei tempi della giustizia.

Con l’ultima decisione del Consiglio di Stato si è però creata una situazione di stallo. È vero che non si può demolire, ma allo stesso tempo qualsiasi progetto futuro si scontrerebbe con il vizio originario: il problema delle autorizzazioni paesaggistiche. In ballo interventi per circa 90 milioni di euro fondamentali – dice l’Authority – per il rilancio dello scalo. Soprattutto ora che la Cict, principale terminalista del traffico container, ha avviato la procedura di licenziamento per 210 dipendenti e che diverse altre aziende stanno mandando a casa gli addetti o sono in procinto di farlo. “Senza lo sblocco – spiega il presidente dell’Autorità dei porti dell’Isola Massimo Deiana – non si possono realizzare insediamenti per oltre novanta milioni. E si crea anche una situazione di mancata chiarezza che scoraggia interventi e investimenti. Speravamo di poter risolvere tutto, invece i tempi, preziosi in momenti difficili come questo, si allungano. Ora confidiamo nella Presidenza del Consiglio dei ministri”.

 

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