Crisi del porto canale, vertice a Roma: tra le vie d’uscita c’è la zona franca

Si punta sulla Zona economica speciale (Zes) e la zona franca per far uscire dalla crisi il porto canale di Cagliari, ormai sull’orlo del tracollo: il traffico merci è calato i oltre il settanta per cento, ciò che mette a rischio quasi 700 posti di lavoro. È quanto emerso dal vertice che si è svolto questo pomeriggio al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti tra il presidente della Regione, Christian Solinas e il viceministro Edoardo Rixi per definire la situazione relativa allo scalo commerciale del capoluogo dopo le mutate condizioni del settore dello shipping a livello mondiale.

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All’incontro hanno partecipato anche la prefetta di Cagliari, Romilda Tafuri, il presidente dell’Autorità di sistema portuale Mare di Sardegna, Massimo Deiana, l’assessora del Lavoro, Alessandra Zedda e i componenti degli uffici tecnici del ministero. “Durante la riunione – si legge in una nota diffusa dalla Regione -, è stata descritta l’evoluzione della situazione sul porto, ed è stato fatto il punto sullo stato di avanzamento della Zona economica speciale, che ha ottenuto il definitivo via libera dal ministero e che andrà prossimamente all’approvazione del Consiglio dei ministri, sulla Zona franca interclusa e sul superamento delle restrizioni di tipo paesaggistico, che oggi vincolano lo sviluppo dell’area portuale”. L’attenzione è comunque rivolta alla riunione del board di Cict-Contship in programma domani.

L’incontro è servito per fare il punto sulle strade possibili per arrivare a soluzioni in grado di mettere in sicurezza i posti di lavoro, con il coinvolgimento delle parti sociali, e, che contestualmente, possano garantire una nuova prospettiva di sviluppo e crescita allo scalo portuale. Il presidente Solinas ha ribadito che “le attività del porto canale sono da rilanciare attraverso elementi che lo rendano attrattivo nel Mediterraneo e con una rivisitazione immediata dei perimetri della zona franca, nonché con una riattivazione della zona economica speciale, e tutta una serie di altri interventi infrastrutturali”.

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