Il Policlinico universitario di Monserrato è al primo posto per volume di interventi per tumore alla tiroide in Sardegna: lo rivela una ricerca condotta da Dovemicuro.it, portale di informazioni e motore di ricerca delle strutture sanitarie italiane che questo mese ha realizzato un approfondimento sul tumore alla tiroide e le patologie tiroidee.
Il centro di Monserrato è risultato la struttura più attiva nella cura della tiroide in territorio regionale con 136 interventi nel 2017. Al secondo c’è la Nuova Casa di Cura di Decimomannu che ha chiuso 52 interventi, segue l’ospedale oncologico ‘Armando Businco’ dell’azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari con 48 interventi, il Policlinico di Sassari (32) e lo Stabilimento Cliniche di San Pietro dell’azienda ospedaliero-universitaria di Sassari (25). Dalle analisi di Dovemicuro.it è emerso che il 4,8% dei residenti sardi sceglie di farsi curare in altre regioni, mentre lo 0,3% di interventi viene eseguito su non residenti.
Piccola ghiandola situata alla base del collo, la tiroide gioca un ruolo importante nel regolare il metabolismo di tutto il corpo grazie alla produzione di due ormoni: la tiroxina (T4) e la tri-iodo-tironina (T3) – spiega Rossella Elisei, professoressa associato di Endocrinologia e dirigente medico unità operativa Endocrinologia dell’azienda ospedaliero universitaria Pisana”. Anch’essa, come gli altri organi, può sviluppare tumore. “La neoplasia alla tiroide rappresenta il 4% di tutti i carcinomi umani. La sua incidenza negli ultimi 20 anni è andata crescendo, ma ciò dipende probabilmente dalla migliorata capacità diagnostica. Grazie all’introduzione dell’ecografia, infatti, oggi riusciamo a individuare noduli di piccole dimensioni che in passato sfuggivano al nostro controllo” .
In percentuale, le donne sono molto più colpite da questo tumore rispetto agli uomini, in un rapporto di 4 a 1; la fascia di età più coinvolta è quella tra i 45 e i 50 anni.
Se il tumore alla tiroide rappresenta un evento abbastanza raro, sono invece molto comuni il gozzo e le patologie tiroidee. Il primo è un ingrossamento della ghiandola, dovuto a carenza di iodio, al cui interno possono svilupparsi uno o più noduli. Le seconde , ipotiroidismo e ipertiroidismo, sono dovute a un malfunzionamento della tiroide.
Gli italiani interessati da questi disturbi sono circa 6 milioni, cioè ben il 10% (8 volte su 10 si tratta di donne). “Si stima – prosegue Rossella Elisei – che ben il 70% degli over 50 nel nostro Paese abbia un nodulo alla tiroide. Soltanto in un 5% dei casi, però, questo è un tumore maligno. Per questa ragione, non viene presa in considerazione l’ipotesi di un’ecografia di screening a tappeto, in quanto allarmerebbe inutilmente la popolazione senza che vi sia una patologia realmente in atto. L’esame viene proposto, quindi, solo se sussistono fattori di rischio, come ad esempio la famigliarità o un aumento di volume della ghiandola. La principale forma di prevenzione è l’assunzione di sale iodato. Questo alimento è consigliabile a tutti indistintamente perché consente di raggiungere il giusto apporto del minerale. Ovviamente è bene non abusarne perché, come è noto, il sale favorisce l’ipertensione”.
Le strutture pubbliche o private accreditate che nel nostro Paese effettuano l’intervento per tumore alla tiroide sono 338: il 48% si trova al nord, il 24% al centro e il 28% al sud. Della totalità degli interventi eseguiti il 45% è stato effettuato al nord, il 30% al centro e il 24% al sud.