Ci sarà anche una delegazione di lavoratori dal Sulcis e da Fiume Santo al presidio organizzato da Cgil, Cisl Uil domani, mercoledì 17, a Roma, dalle 14 alle 18, davanti al ministero dello Sviluppo Economico dove si svolgerà la riunione in cui si discuterà del graduale abbandono dell’energia derivante dal carbone. I sindacati però sono stati esclusi dall’incontro. “Siamo preoccupati – ha spiegato il segretario regionale Filctem Francesco Garau – per i riflessi che potrebbe avere la chiusura anticipata al 2025 delle centrali a carbone di Fiume Santo e Portovesme che il Governo ha deciso senza garantire in che modo la rete elettrica sarda potrà mantenersi stabile ed efficiente, per le imprese e per i cittadini”.
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La mancata convocazione delle forze sociali ha suscitato il disappunto delle segreterie nazionali che hanno chiesto con una lettera ufficiale di essere coinvolti nella discussione alla quale, per adesso, sono invitate le aziende produttrici, il gestore della rete nazionale di trasporto e il ministero dell’Ambiente. La vertenza regionale riguarda in particolare la fase di transizione che prevede l’utilizzo del gas come fonte fossile fino al 2050 ma il cui utilizzo in Sardegna resta purtroppo in bilico per le titubanze del governo nazionale sul piano di metanizzazione: “In gioco ci sono non solo i costi dell’energia per le imprese e per cittadini ma la stessa stabilità della rete elettrica, che non beneficia della continuità con quella nazionale e verrebbe seriamente compromessa se non si potesse disporre del metano come fonte di transizione indispensabile a dar corso alla decarbonizzazione”.
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