Centrali a carbone ferme entro il 2025, Regione boccia decreto e lo impugna

La Regione Sardegna ha impugnato davanti al Tar il decreto del direttore generale per le Valutazioni e le autorizzazioni ambientali del ministero dell’Ambiente con il quale si dà immediata attuazione allo scenario di “phase out completo” dall’impiego del carbone per la produzione di energia termoelettrica entro il 31 dicembre 2025. Lo ha deciso la Giunta approvando una delibera in tal senso. “Seppure la Regione sia fortemente impegnata nel perseguire l’obiettivo della decarbonizzazione, appare evidente che questo presenta problematiche con riferimento alla gestione in sicurezza della rete e dell’intero sistema energetico sardo – spiega la Giunta -. Il provvedimento ministeriale, che comporterebbe la chiusura delle centrali di Portovesme e di Porto Torres al 2025 senza che sia stato chiarito lo scenario sostitutivo, oltre che essere illegittimo, produrrebbe effetti negativi per la sicurezza del sistema energetico regionale e per l’economia sarda nel suo complesso”.

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Nell’impugnare il decreto, la Regione sottolinea “palesi incongruenze nel provvedimento governativo e, soprattutto, l’assenza di investimenti e interventi infrastrutturali alternativi che costituiscono una conditio sine qua non per rendere concreto lo scenario di uscita completa dal carbone al 2025”. Per la Sardegna, “non si può dare attuazione allo scenario di decarbonizzazione senza tenere in considerazione che occorrono investimenti per la realizzazione di una nuova interconnessione elettrica con il resto d’Italia e una capacità di generazione a gas, alimentata da impianti di rigassificazione riforniti da depositi di gas naturale liquefatto”. Secondo la Giunta, “l’attuazione dello scenario di abbandono del carbone, così come delineato dal ministero dell’Ambiente, in assenza di una alternativa adeguata agli attuali assetti di fornitura di energia termo-elettrica, assicurati dal carbone o da altri fonti fossili diverse dal metano, crea condizioni di rischio atte a determinare significativi impatti a livello economico per i sardi e la Sardegna”.

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