La Sardegna è la quinta regione in Italia per numero di dipendenti pubblici ogni mille abitanti. Il dato è contenuto in un approfondimento de Il Sole 24 Ore dedicato appunto ai lavoratori che vivono senza l’incubo degli esuberi, a differenza di quando capita sempre più spesso agli occupati del settore privato. Stando all’indagine del quotidiano economico, nell’Isola il valore è di poco superiore alle settanta unità. In cima alla classifica c’è la Valle d’Aosta con oltre 110 lavoratori ogni mille; l’ultima la Lombardia con 44. La media italiana è di 59. Non solo: le prime cinque posizioni sono tutte occupate da regioni a statuto speciale e da province autonome. In seconda posizione c’è infatti Bolzano, al terzo posto il Trentino Alto Adige, al quarto il Friuli Venezia Giulia.
Vista da un altro punto di vista, si può anche dire che in Sardegna una busta paga ogni cinque è collocata nel pubblico impiego. Così è risultato nell’indagine dello scorso ottobre, in cui l’Isola era quarta col 19,4 per cento, dopo valle D’Aosta, Calabria e Sicilia. Stavolta, invece, sul numero di dipendenti non privati ogni mille abitanti la nostra regine supera il resto del Sud. Una classifica, quella del Mezzogiorno, che in seconda posizione vede la Calabria, seguita da Molise e Basilicata. Tuttavia la somma di Sardegna e Sicilia, con un totale di 65 dipendenti pubblici ogni mille abitanti, supera il valore delle altre regioni meridionali che si fermano a quota 58.
Sempre stando ai dati de Il Sole, in Italia i dipendenti pubblici continuano ad aumentare: sono 3.032.318 (dato del 2017) e lavorano in 12.800 istituzioni diverse. Erano 2.969.988 nel 2011. E da allora il trend è sempre stato in crescita, visti i 2.981.618 del 2015. A sorpresa, nella parte bassa della classifica, con un numero di dipendenti pubblici sotto la media nazionale, c’è la Campania che si ferma a 52 lavoratori ogni mille. È terzultima prima del Veneto. Sul totale nazionale delle buste paga nel settore pubblico, per il 95 per cento si tratta di lavoratori a tempo indeterminato. Solo il restante cinque per cento è formato “collaboratori coordinati e continuativi” o altre forme di precariato come i contratti a progetto.