Piano Sulcis, Biodistretto al palo: prove tecniche nel pantano della burocrazia

La costruzione della centrale termica è terminata ma non esiste ancora l’impianto dove verrà utilizzato il vapore prodotto. È quanto sta accadendo a Sa Stoia, nella zona industriale di Iglesias. L’area è quella della ex Rockwool dove una volta si produceva la lana di roccia. Oggi la Coop San Lorenzo vorrebbe avviare quello che è stato definito il Biodistretto che comprende la produzione di energia termica da scarti vegetali, la produzione di bio-intonaci per edilizia e bio-pannelli per coibentazione in edilizia. Un progetto unico in Italia.

Il progetto. La Renovo, impresa specializzata nel settore, è intervenuta nella costruzione di una centrale termica a bio masse della potenza di 6 MW. Di questi 5 serviranno per la produzione del vapore occorrente alla produzione di intonaci bio e dei bio pannelli formati da scaglie di legno, lana di pecora e argilla. Il resto servirà a soddisfare il consumo interno di energia elettrica. Dall’altra parte della strada consortile, di fronte alla centrale, ci sono i capannoni che una volta ospitavano la produzione di lana di roccia della Rockwool.

I capannoni della ex Rockwool
I capannoni della ex Rockwool

I ritardi e le preoccupazioni. In quei capannoni troveranno posto i nuovi macchinari per le produzioni di bioedilizia. I fondi? Fanno parte del Contratto di Sviluppo e, in parte, del Piano Sulcis che ancora devono arrivare. “Siamo molto preoccupati per i forti ritardi accumulati nell’erogazione dei finanziamenti, afferma Giuseppe Madeddu, presidente della coop San Lorenzo. Sono stati già spesi circa 10 milioni di euro tra progettazione e realizzazione della centrale termica. Risorse totalmente private ai quali investitori, banche e fondi di investimento, dobbiamo rendere conto. In questi giorni – aggiunge – stiamo già facendo le prime prove di avviamento e preriscaldo della centrale che è praticamente ultimata. Una struttura costruita da imprese sarde del territorio, con manodopera quasi completamente locale. Tra circa un mese la centrale sarà pronta a produrre energia elettrica e termica(vapore). Purtroppo, ammette sconsolato, non esiste ancora l’impianto dove poterla utilizzare perché le risorse economiche che dovevano arrivare sono ancora bloccate nei meandri della burocrazia regionale e nazionale. Con un grave rischio: che questi finanziamenti possano andare perduti”.

Cippato di legno (una delle materie prime)
Cippato di legno (una delle materie prime)

L’energia, gli scarti, i risparmi. La centrale sarà alimentata esclusivamente da scarti vegetali. “Non c’entriamo niente però con il progetto della foresta del Marganai” si affretta a precisare Madeddu. La centrale, assicura ancora, è una piccola centrale, da alimentare esclusivamente da scarti vegetali provenienti dalla pulizia di giardini, parchi, boschi e sottoprodotti dell’agricoltura come la pula del riso, della lavorazione del pomodoro, della vite e poi del sughero. Tutto di provenienza locale. “Per questo stiamo sensibilizzando tutte le amministrazioni comunali del territorio sulla opportunità di risparmiare parecchie risorse pubbliche” aggiunge Madeddu. E snocciola ancora dei dati per inquadrare il contesto: “I Comuni del territorio spendono circa 100 euro a tonnellata per smaltire i residui verdi nell’impianto di Macchiareddu. Città come Iglesias e Carbonia producono circa 1500 tonnellate di scarti all’anno. Questi scarti possono essere conferiti nel nostro impianto a costo zero. Un bel risparmio, credo, per le asfittiche casse comunali”. A cui si aggiunge l’aspetto occupazionale, che non è di secondaria importanza, anzi. Con i loro conferimenti andrebbero a sostenere circa 100 posti di lavoro di un centinaio di persone che qui potrebbero trovare un occupazione sostenibile da un punto di vista economico e ambientale. Una opportunità da trascurare? Si chiede Madeddu. Basta percorrere la zona industriale di Iglesias per rendersi conto di quale tragedia si sia consumata in questo territorio. Qui, finalmente, c’è una realtà che vuole emergere dalle sabbie mobili della crisi economica. Chiediamo solo che la burocrazia sveltisca l’iter per l’erogazione dei fondi a noi destinati. Al resto penseremo noi”.

Carlo Martinelli

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