Olbia, le cliniche private: “Sì al San Raffaele ma regole uguali per tutti”

San Raffaele, o meglio futuro Bambin Gesù di Olbia, e cliniche private. Un binomio che in queste ultime settimane ha dominato la scena, con le diverse anime politiche le quali avevano come leitmotiv bipartisan due concetti: sì al nuovo San Raffaele targato Qatar e no alle lobby delle cliniche private.

Un vecchio refrain quello del centro di interesse legato alle cliniche di Cagliari che probabilmente nel caso del San Raffaele non ha ragion d’essere. A spiegarlo arriva una lettera firmata da Andrea Pirastu, presidente di Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) e Giorgio Carboni, presidente dell’Aissp (Associazione italiana strutture sanitarie private).

I rappresentanti della sanità privata in Sardegna hanno inviato la lettera al presidente Pigliaru, al premier Renzi, al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin; all’assessore regionale Luigi Arru, al sindaco Giovannelli, al presidente della Commissione Sanità, Pierpaolo Vargiu; insieme a loro tra i destinatari ci sono le Asl sarde, i sindacati e la Confindustria. Sì al San Raffaele, dunque. Motivato e circostanziato. Ma maggiori risorse anche per le altre strutture private. “Visto lo spazio economico che la Regione vuol destinare al San Raffaele – si spiega – ci auguriamo possa essere incrementato il budget riservato alle Case di Cura riportandolo almeno alla dotazione iniziale del 2009 pari a 105 milioni di euro”. Poi la ragione dell’assenza di motivi per una opposizione speculativa al progetto del Qatar. “Non abbiamo timore che il nostro budget, che ammonta a circa cento milioni di euro – si scrive nella lettera – possa essere intaccato, in quanto le risorse che la Regione sembrerebbe voler destinare al San Raffaele non possono che essere aggiuntive rispetto al nostro budget”.

Le Case di Cura: “Tagli per 5 milioni di euro, incidiamo sul 3% del bilancio sanitario regionale”

“Le Case di Cura hanno in questi anni subito quasi 5 milioni di euro di riduzione complessiva del budget e non potrebbero sostenere ulteriori tagli senza dover chiudere le attività – recita la lettera a firma delle due associazioni – con conseguenti effetti devastanti sui livelli occupazionali e determinando un danno alle decine di migliaia di pazienti che ogni anno si rivolgono alle strutture”. Le Case di Cura rappresentate (Policlinico Sassarese, Tommasini di Jerzu, Madonna del Rimedio di Oristano, Sant’Anna, Sant’Antonio, Villa Elena, Casa di Cura Decimomannu, Lay, Polispecialistico Sant’Elena e Città di Quartu) sfatano un altro luogo comune che vede un notevole esborso pubblico per sostenere le prestazioni convenzionate. “Si tratta di 10 strutture con oltre 1500 dipendenti e oltre 200 consulenti liberi professionisti che incidono per il 3% del bilancio della sanità regionale – si scrive nella lettera – erogando nel contempo circa il 15% delle prestazioni di ricovero, con un limite di budget di 100 milioni di euro l’anno”. Quello che è stato diminuito mettendo a rischio l’erogazione delle suddette prestazioni.

No ai doppioni sui servizi sanitari erogati”

Non c’è egoismo, dunque, né una conventio ad excludendum verso il San Raffaele da parte di presunte lobby della sanità privata. Le Case di Cura esplicano un concetto che vale per la sanità come per altri settori sociali con risvolti economici: ben venga la concorrenza, ma con regole uguali per tutti. “Le Case di Cura operano come erogatori privati all’interno del servizio sanitario pubblico – spiegano Aiop e Aissp – per cui non possiamo che vedere positivamente l’apertura del San Raffaele soprattutto se tale struttura non creerà doppioni sui servizi sanitari erogati nei territori da parte delle strutture pubbliche e private. In Gallura attualmente non esiste un’ospedalità privata – spiegano Pirastu e Carboni – e il San Raffaele rappresenta un’opportunità, fermo restando che le regole dettate dalla Regione in questi anni devono valere per tutti: ci riferiamo all’attuale sistema di remunerazione delle prestazioni, con i DRG (sistema che stabilisce il valore delle prestazioni sanitarie ospedaliere che vanno rimborsate dal Sistema Sanitario nazionale, ndr) invariati dal 1997 nonostante sia stato chiesto un adeguamento delle tariffe. Un adeguamento che crediamo sarebbe ora utile anche al San Raffaele”.

Requisiti per gli accreditamenti e prestazioni su pazienti provenienti da altre Regioni

Sì concorrenza, ma parità di condizioni. Fuori da logiche di lobby le Case di Cura accolgono positivamente l’ingresso del San Raffaele e dell’eccellenza del Qatar, precisando alcune criticità sulle prestazioni sanitarie erogate. A partire dalla delibera regionale 34/25 del 2010 che ha ridisegnato requisiti strutturali e organizzativi per gli accreditamenti. “Da allora sono stati effettuati investimenti per decine di milioni di euro – spiegano Aiop e Aissp – per l’adeguamento delle singole strutture alla nuova normativa, iter che dovrà sicuramente essere seguito anche dal San Raffaele”.
Infine la disciplina delle prestazioni sanitarie private erogate a favore di pazienti provenienti da altre Regioni. Quelle che fino al 2009 erano fuori dal budget e che poi sono state inserite nel budget complessivo per l’addotta difficoltà della Regione a recuperare le relative somme dalle altre Regioni di provenienza dei pazienti, relative alle prestazioni sanitarie erogate dalle strutture pubbliche e private sarde. “Il ritorno al regime del 2009 può essere una grande occasione di risparmio per la Regione – precisa la lettera delle Case di Cura dell’Isola – con la possibilità per le Case di Cura di erogare più prestazioni, così come per il San Raffaele che diventerà un polo di attrazione per tutta Italia. Ben venga dunque il San Raffaele, anche come importante stimolo per varare il nuovo Piano sanitario regionale”.

Giandomenico Mele

 

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