Stallo dell’edilizia in Costa Smeralda: inchieste, abusi e regole non rispettate

Se l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al Thani, non riesce a vedere un futuro roseo per la sua Costa Smeralda – tanto da prendere in seria considerazione la vendita del suo gioiello sardo – altrettanto incerta è la sostenibilità e la tenuta nel tempo delle attività di costruttori, professionisti, commercianti e operatori turistici che da decenni investono sulla costa di Arzachena. L’edilizia è bloccata, in parte per le decine di iniziative giudiziarie che hanno avuto come fulcro la stessa Costa Smeralda, e in parte per il concomitante sfruttamento intensivo del territorio, con la crescita esponenziale di volumetrie non regolamentate da strumenti urbanistici comunali e regionali.

Dallo stallo, secondo Luigi Stazza, architetto che da anni lavora in quel territorio, si potrà uscire soltanto, con una seria e condivisa programmazione del territorio. “Un programma che preveda uno sviluppo in sintonia tra pubblico e privato. Un piano che comprenda sinergicamente la tutela ambientale, la valorizzazione delle risorse culturali e paesaggistiche, fattori oggi sottostimati. Il turismo – spiega Stazza -, non si accontenta più di mare pulito o spiagge candide, ma si muove in modo consapevole, informato e vuole conoscere quanto offre il territorio che ha scelto di visitare. Occorre diversificare le offerte con incentivi che prevedano un ampliamento della stagione turistica, ora limitata a soli due mesi l’anno. Inoltre le voci di continui passaggi di mano e cambi di rotta nel management consortile e il frazionamento delle attività portanti, vedi lo Yacht Club e il Porto di Porto Cervo, non danno certezze nella direzione di una stabilità delle attività nel medio-lungo periodo. Sarebbe auspicabile che tutto il contesto territoriale si muovesse in simbiosi con la Costa Smeralda, da sempre volano riconosciuto dello sviluppo del nord dell’isola. La continuità garantita delle iniziative consortili può dare fiducia agli operatori collaterali che si occupano di commercio, ricettività, nautica, trasporti e servizi vari”.

Parole che ricalcano quelle scritte nei documenti programmatici delle diverse amministrazioni che si sono succedute alla guida del Comune di Arzachena o della Regione, dichiarazioni di intenti rimaste lettere di impegni da riproporre ad ogni elezione. Christian Solinas, il neo presidente della Regione, pone tra le priorità del suo governo la stesura di una nuova legge urbanistica, “di concerto con gli enti locali, in equilibrio fra difesa del paesaggio e rilancio dell’edilizia, con regole certe per chi vorrà investire e massima semplificazione delle procedure”.

Ed è ciò che si aspettano gli operatori del settore, dopo anni di mattone selvaggio gettati sulla costa e al suo interno, sfruttando norme urbanistiche destinate all’edilizia rurale. Nel territorio di Arzachena (ma il fenomeno ha interessato l’intera isola fino a quando la Regione ha varato nuove norme e limiti inviolabili all’edilizia rurale) sono nati veri e propri insediamenti turistici mascherati da compendi rurali con annesso terreno da coltivare. Sono state realizzate decine di ville con piscina, prato all’inglese, galoppatoio e centro massaggi. A volte con annessi oliveti dove falsi agricoltori di diversa nazionalità prestavano la loro ‘opera’.

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Un trucco adottato da costruttori, tecnici e proprietari terrieri per aggirare le norme urbanistiche che ha contribuito a far lievitare, tra la ristrutturazione di uno stazzo e la costruzione di un altro, di oltre un milione di metri cubi la volumetria realizzata ad Arzachena. Un Comune sul quale si è abbattuto, come un ciclone, il maglio giudiziario impugnato dall’ex capo della procura della Repubblica di Tempio, Domenico Fiordalisi. Le cui iniziative di carattere penale, in gran parte cassate, hanno riguardato proprio il settore dell’edilizia, con il presunto e non accertato connubio tra ufficio tecnico comunale e operatori privati (il Consorzio Costa Smeralda), procedimenti penali che hanno coinvolto funzionari pubblici, manager aziendali e liberi professionisti.

I processi sinora giunti davanti ad un giudice si sono conclusi con ampie assoluzioni, mentre restano vive nella memoria collettiva le iniziative giudiziarie che, a più riprese, hanno portato al sequestro degli hotel a cinque stelle della Costa Smeralda, in un susseguirsi di provvedimenti cautelari e dissequestri che hanno causato la perdita di risorse economiche e posti di lavoro. Una immagine di presunto malaffare, non dimostrato nei fatti, che non ha portato benefici alla Costa Smeralda e al territorio di Arzachena. Superata questa stagione, resta da fare i conti con la crisi economica, non ancora scongiurata, l’eccesso di volumetrie realizzate e la voglia di mattone che ancora spinge sulla Costa tantissimi imprenditori.

Giampiero Cocco

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