Fiume Santo: cambiano i proprietari, restano i dubbi sulla centrale

Prima gli spagnoli di Endesa, poi i tedeschi di E.On, ora i cechi di Eph. La storia della centrale elettrica di Fiume Santo, nel Sassarese, è scandita dai passaggi di proprietà tra i più importanti colossi europei del settore energetico. All’interno dello stabilimento, però, i cambiamenti si notano soltanto nel momento in cui vengono sostituiti i cartelli all’ingresso della centrale. Per il resto, gli interrogativi dei lavoratori continuano a essere sempre gli stessi: quali investimenti per il futuro? Cosa si farà quando i gruppi, che funzionano come enormi batterie, arriveranno al loro esaurimento?

Franco Peana, segretario regionale della Uiltec, conosce bene la storia recente della centrale. “Questi passaggi – dice – coinvolgono marginalmente i lavoratori. Noi possiamo soltanto assistere ai cambiamenti societari cercando di pretendere risposte. Ma i dubbi si fanno sempre più forti con il passare del tempo. Sono passati alcuni mesi dalla cessione e i nuovi proprietari non ci hanno ancora incontrati. Nulla di nuovo sotto il sole”. Secondo i sindacati Eph non avrebbe fatto alcun passo per modificare la difficile eredità lasciata da E.On, neppure il ricambio delle figure dirigenziali. Il direttore della centrale è sempre lo stesso e l’organizzazione dei turni di lavoro non è cambiata. “Purtroppo Eph ha deciso di mantenere la stessa logica di E.On: quella del risparmio. Oltre all’esubero di 62 lavoratori, è stata confermata la soppressione di una linea di turno, quindi 18 lavoratori in meno”. All’epoca dei tagli, nel 2013, gli operai avevano chiesto aiuto addirittura a Papa Francesco, ma i tedeschi si erano mostrati irremovibili nella conferma degli esuberi. Si è passati così da 270 dipendenti agli attuali 190 che lavorano ai gruppi 3 e 4, gli unici attivi.

Ora però il rischio più grande riguarda il futuro stesso della centrale, attorno alla quale lavorano circa 500 lavoratori dell’indotto: da anni si parla del gruppo 5. Il progetto riguarda la realizzazione di un nuovo gruppo da 410 megawatt in sostituzione dei vecchi gruppi 1 e 2, costruiti negli anni ’80 e fermi da tempo. Il nuovo gruppo dovrebbe essere realizzato avvalendosi delle tecnologie per le centrali alimentate a carbone “pulito”. I tedeschi di E.On avevano ricevuto dal ministero dell’Ambiente l’autorizzazione necessaria assicurando a più riprese, nel corso di incontri con enti locali e Regione, che avrebbero presto avviato gli investimenti su Fiume Santo. Le promesse non furono mantenute, e ora gli occhi dei sindacalisti e dei lavoratori sono puntati su Eph.

La società della Repubblica Ceca subito dopo l’acquisto ha dato un segnale positivo, trasferendo la sede legale a Sassari in risposta agli appelli dei sindacati. “Con il trasferimento della sede legale di “Fiume Santo Spa” da Roma a Sassari – aveva sottolineato l’azienda – si intende confermare il forte legame con il territorio e l’impegno di lungo termine a sostegno dello sviluppo della centrale e della crescita locale”. Ora i lavoratori attendono di conoscere i termini esatti di questo impegno a lungo termine. Anche perché la centrale elettrica non è eterna. I gruppi 3-4, quelli attualmente in uso, hanno ancora 7 anni di vita poi, come è normale che accada, andranno incontro a un progressivo esaurimento.

La costruzione del nuovo gruppo a carbone comporterebbe un investimento pari a 750 milioni di euro. Nel cantiere potrebbero essere assunti 1000 lavoratori per almeno 4 anni, mentre il personale impiegato a regime sarà pari a 100 nuovi assunti. Ma al momento si tratta solo di previsioni. Eph non si è ancora espressa ufficialmente sul gruppo 5 e nell’opinione pubblica emergono le prime crepe per quanto riguarda il carbone. Il sindaco di Porto Torres Sean Wheeler (Movimento 5 Stelle) ha detto pubblicamente di non essere d’accordo sull’utilizzo di questa fonte suscitando la rabbia di Peana e di altri sindacalisti. L’alternativa potrebbe essere l’utilizzo del gas, ma anche su questo punto non mancano le perplessità legate al costo e alla reperibilità delle risorse. Il dibattito è acceso. E coinvolge l’intero Nord Sardegna perché la centrale di Fiume Santo, pur essendo vicinissima a Porto Torres, rientra nel territorio del Comune di Sassari.

Sullo sfondo, a complicare ulteriormente lo scenario, ci sono due inchieste della magistratura, entrambe relative al periodo di gestione E.On. La prima riguarda quanto avvenuto nel gennaio del 2011: un incidente che causò lo sversamento di 36mila litri di olio combustibile danneggiando chilometri e chilometri di costa nel nord ovest della Sardegna. Sull’episodio – ribattezzato dalla stampa come la “marea nera” – è in corso un processo a Sassari. La seconda inchiesta risale a pochi mesi fa. Proprio nel periodo della transizione tra E.On e Eph, i magistrati sassaresi tornarono a interessarsi della centrale chiedendo l’arresto dei manager di E.On. Secondo la Procura della Repubblica, sarebbero responsabili di aver nascosto che i gruppi 1 e 2 della centrale stavano contaminando il suolo, il sottosuolo e lo specchio d’acqua davanti al golfo dell’Asinara. I due vecchi gruppi sono ancora sotto sequestro della magistratura e, non appena si toglieranno i sigilli, si aprirà il vaso di Pandora: quello delle bonifiche.

Michele Spanu

@MicheleSpanu84 on Twitter

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