Economia sarda, bilancio in chiaroscuro: più occupati ma cresce gap con Europa

Aumenta la distanza con le regioni più dinamiche dell’Unione Europea e d’Italia. È questo uno dei dati più significativi emersi dal 26esimo Rapporto Crenos sull’economia della Sardegna, presentato oggi all’Università di Cagliari. Il quadro macroeconomico regionale mostra segni di debolezza: l’Isola occupa la 214esima posizione nella classifica delle 281 regioni dell’Ue, con un Pil per abitante pari al 69 per cento della media europea (media italiana: 96 per cento). Il sistema economico regionale non è capace di stare al passo con la crescita dell’Europa, insomma: in un quinquennio perde 4 punti percentuali e si allontana dalle regioni più dinamiche dal punto di vista economico.

Nel 2017 il Pil della Sardegna è pari a 18.937 euro per abitante, più alto rispetto al Mezzogiorno (17.354 euro) ma sempre più distante del Centro-Nord (31.105 euro). Il dato regionale è in aumento rispetto al 2016 (+1,1 per cento) ma meno rispetto al Mezzogiorno (+1,4 per cento) e soprattutto del Centro-Nord (+1,8 per cento). Il divario di reddito tra il Nord e il Sud continua ad approfondirsi.

Il Rapporto Crenos analizza l’andamento dell’economia sarda nel dettagli (vedi l’infografica). Si conferma l’aumento dei consumi delle famiglie iniziato nel 2015: la spesa per abitante nel 2017 è pari 13.407 euro, in crescita del 1,2 per cento su base annua. In aumento l’acquisto di servizi (+1,8 per cento), di alimentari, prodotti per la persona e la casa e medicinali (+1 per cento) ma quella per i beni con utilizzo pluriennale (arredamento, autovetture, elettrodomestici, abbigliamento, libri) è pressoché stabile (-0,2 per cento) rispetto al 2016. Soprattutto questa terza componente, che è la più compressa nelle fasi di crisi economica, segnala una disponibilità di reddito per i consumatori e le famiglie che non accenna ad aumentare. Il dato sugli investimenti riflette ancora una fase di crisi e di difficoltà per imprese e famiglie e continua a mostrare le conseguenze della fase recessiva: nel 2016 gli investimenti per abitante sono pari a 3.190 euro in Sardegna, in calo dello 0,9 per cento rispetto al 2015. L’andamento è in linea rispetto al Mezzogiorno (-0,5 per cento), mentre il Centro-Nord va in direzione opposta e registra un +4,9 per cento. Per il complesso del paese sembra superata la fase di rallentamento del processo di accumulazione di capitale particolarmente evidente nel quinquennio 2011-2015, ma molte regioni del Mezzogiorno, tra cui la Sardegna, non sperimentano ancora tale inversione di tendenza. Ciò che appare preoccupante è la constatazione che in un decennio il valore degli investimenti nell’Isola ha subito un dimezzamento: da 6.534 euro del 2007 si passa a 3.190 euro per abitante del 2016.

LEGGI ANCHE: Petrolio e armi fanno crescere l’export. Industria del latte ancora in negativo

Le imprese attive in Sardegna aumentano di 348 unità e nel 2018 sono 143.299. Il tessuto imprenditoriale è frammentato: gli addetti delle microimprese sono il 64 per cento del totale, una quota maggiore di quella italiana (45 per cento), già di per sé rilevante. Dal punto di vista settoriale si conferma la forza del comparto agricolo, sia nel numero delle imprese (più di 34mila, pari al 24 per cento del totale) sia nella loro capacità di creare valore aggiunto (5 per cento in Sardegna contro 2 per cento in Italia). Permane il sottodimensionamento del comparto industriale (21 per cento delle imprese e 16 per cento del valore aggiunto in Sardegna, contro 24 per cento di imprese e del valore aggiunto in Italia). In Sardegna i settori legati alle attività svolte prevalentemente in ambito pubblico e ai servizi non destinabili alla vendita sono responsabili di oltre un quarto del valore aggiunto complessivo, mentre le imprese che producono beni e servizi destinati al mercato hanno un peso relativamente esiguo, denotando una scarsa capacità da parte del sistema produttivo isolano di creare valore.

Il 2018 fa registrare un aumento della partecipazione al mercato del lavoro rispetto all’anno precedente: il tasso di attività cresce dell’1,8 per cento e arriva al 47,4 per cento. Il divario di genere è ancora elevato: solo il 38,8 per cento delle donne partecipa al mercato del lavoro, contro il 56,5 per cento degli uomini. Nel 2018 il numero degli occupati aumenta di 20mila individui e il tasso di occupazione arriva al 40,1 per cento, collocando la Sardegna tra le regioni con l’aumento più forte (+3,8 per cento, a fronte del +1,1 per cento del Mezzogiorno). Il tasso di occupazione maschile è pari a 47,6 per cento (+1,8 per cento rispetto al 2017), mentre l’occupazione femminile è pari al 33 per cento, con l’aumento più elevato tra tutte le regioni italiane: +6,7 per cento. Tre quarti dei 20mila nuovi occupati nel 2018 sono infatti donne. La ripresa dell’occupazione è trainata dal settore alberghiero e del commercio, che impiega nel 2018 quasi un quarto degli occupati. Gli occupati nel settore legato alla ricettività turistica crescono infatti del 12,8 per cento rispetto all’anno precedente. La disoccupazione è in calo per il quarto anno consecutivo, nel 2018 si attesta al 15,4per cento, riducendosi rispetto al 17 per cento dell’anno precedente.

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share