Dazi Usa, la lista definitiva entro il 18: ‘Speriamo di salvare il Pecorino romano’

I dazi degli Stati Uniti entreranno in vigore  il 18 ottobre per una durata minima di 120 giorni, prorogabili di ulteriori 180 giorni, senza una precisa scadenza, e si applicheranno solo alle merci spedite a partire dalla mezzanotte del 17 ottobre. Fino a quella data sarà ancora possibile modificare la lista provvisoria dei prodotti sottoposti a dazio.  Il presidente del Consorzio per la tutela del formaggio Pecorino romano, Salvatore Palitta, conferma il massimo impegno dei propri legali negli Stati Uniti in questi ultimi, cruciali giorni, per scongiurare l’inserimento del pecorino romano nell’elenco dei dazi Usa. “Da anni lavoriamo costantemente e con grande impegno per proteggere la nostra Dop, abbiamo già difeso la posizione del Consorzio con osservazioni e memorie e siamo pronti a tutelare in ogni modo il nostro prodotto“, sottolinea Palitta in un comunicato. “Per il nostro pecorino da grattugia, che di fatto non ha concorrenti nel mercato nordamericano dove viene utilizzato esclusivamente latte bovino, il mercato statunitense vale il 52% della produzione totale, circa 120-130mila quintali per un fatturato di 100 milioni di euro all’anno“, conclude.

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È stato il Consorzio per la tutela del Pecorino romano oggi a comunicare i dati, ufficializzati dall’ambasciata italiana a Washington, sull’impatto dei dazi annunciati dall’amministrazione Usa per il caso Airbus nei confronti dei singoli Paesi dell’Unione Europea. L’analisi, elaborata da Ice New York, è realizzata su dati delle dogane americane relativi al 2018, sul presupposto che l’export futuro sia in linea con il passato.

L’Italia sarà il quinto Paese Ue colpito, con un valore dell’export interessato pari a quello dell’Irlanda e di molto inferiore ai quattro membri del Consorzio Airbus (nell’ordine, Francia, Regno Unito, Germania e Spagna). Assai ridotti gli importi relativi a tutti gli altri Paesi, con in testa Danimarca, Grecia e Paesi Bassi. In termini percentuali il peso maggiore dei dazi viene dunque imposto a Francia (27.7%), Regno Unito (25.9%) e Germania (19.8%). Seguono Spagna (11.2%), Italia (6.4%) e Irlanda (6.4%). Il valore a carico della Spagna si avvicina al nostro per diversa composizione del paniere di beni e del relativo dazio. Gli altri Paesi Ue si ripartiscono la percentuale del 3% con quote residuali per la maggior parte di essi.

Il settore aeronautico delle sole Francia e Germania viene colpito per un totale di circa 3,5 miliardi di dollari. Gli altri prodotti industriali e agroalimentari pesano per circa 5,9 miliardi di dollari. Il totale delle esportazione europee colpite valeva nel 2018 oltre 9,4 miliardi di dollari: i dazi del 10% e 25% proiettati su queste cifre totalizzano circa 1,8 miliardi su base annua (rispetto al massimale di 7,5 miliardi stabilito dalla sentenza Wto, Organizzazione mondiale del Commercio), il che significa circa 117 milioni a carico dell’Italia.

Sul piano procedurale si attende la pubblicazione del provvedimento ufficiale sul Federal Register, che potrebbe avvenire anche prima dell’adozione della sentenza da parte del Dsb. I dazi entreranno in vigore comunque il 18 ottobre per una durata minima di 120 giorni, prorogabili di ulteriori 180 giorni, senza una precisa scadenza, e si applicheranno solo alle merci spedite a partire dalla mezzanotte del 17 ottobre, anticipazione quest’ultima che dovrà essere confermata con la pubblicazione sul Federal Register. Fino al 18 l’Ustr (rappresentante per il commercio degli Stati Uniti d’America), come precisato dallo stesso ambasciatore Lighthizer, si riserva la possibilità di modificare – a seconda dell’andamento del negoziato con la Ue – le categorie di beni colpiti, i Paesi Ue interessati e l’ammontare dei dazi. Non è al momento prevista una procedura per la richiesta – da parte di eventuali soggetti americani interessati – di esclusioni.

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