Nuove tecnologie, sostenibilità ambientale e sociale, made in Italy e in Sardinia, tracciabilità e trasparenza dei prodotti: la nuova sfida della grande distribuzione organizzata si gioca ormai su questi concetti. Il settore negli ultimi anni ha visto un’accelerazione su scala nazionale, e anche regionale, e le aggregazioni di insegne delle ultime settimane, come quella tra Conad e Auchan, che deve ancora passare il vaglio dell’Antitrust, ne sono un esempio.
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Il clima di fiducia dei consumatori nel comparto della grande distribuzione tiene. Nel periodo gennaio-aprile 2019 in tutta Italia le vendite del food, in termini di valore, nel largo consumo hanno fatto registrare un incremento del 2,3 per cento sullo stesso periodo dell’anno precedente, secondo i dati presentati qualche giorno fa al Forte Village di Santa Margherita di Pula da Nielsen Italia, la multinazionale leader nelle ricerche di mercato. A livello nazionale le categorie del largo consumo nel periodo gennaio-aprile 2019 riportano segni più: a partire dalle bevande (incremento del 3,5 per cento), gelati e surgelati (2,7 per cento), carne (3,2 per cento), pane e pasticceria (2,8 per cento), pets (3 per cento), gastronomia salumeria e formaggi (1,8 per cento), cura della persona (1 per cento). Secondo la ricerca i negozi saranno di meno e sempre più piccoli, omnicanale e più specializzati, sempre più touch point ed esperienziali, sempre più showroom e monomarca. I clienti saranno intercettati attraverso canali diversi dalla televisione, ma anche da Tripadvisor e dagfli influencer che avrebbero già fatto il loro tempo lasciando spazio all’intelligenza artificiale degli ‘assistenti personali’ come Alexa di Google.
In Sardegna la mappa della Grande distribuzione organizzata (vedi infografica qui sotto) conta in totale quasi mille esercizi, che coprono in tutta l’Isola 54 ettari di superficie di vendita e per un totale di quasi tredicimila addetti una prevalenza dei supermercati, sia in termini di numero dei punti vendita, sia di addetti e di superfici. Seguono i minimarket, gli ipermercati e i grandi mazzini. Nei dati a disposizione non sono quantificati i discount perché spalmati nelle altre categorie, in termini numerici, mentre per quanto riguarda i dipendenti, si attestano su un totale di 1.800 in tutta la Sardegna. In termini di quota di mercato sono i supermercati a occupare la fetta più grande (38 per cento), subito dietro i minimarket (27 per cento), i discount (20 per cento), mentre grandi magazzini e ipermercati insieme prendono il 15 per cento del mercato sardo.
Ma nell’Isola il settore va avanti a fasi alterne. “A monte c’è problema di propensione al consumo, la spesa pro capite non ha andamenti positivi e questo è certificato dal crollo del Pil negli ultimi anni, fino a quasi 15 punti in meno”, spiega Cristiano Ardau, segretario generale Uiltucs Sardegna. “In Sardegna si compra di meno e si diversificano gli acquisti che pesano nel carrello medio – prosegue Ardau -. Di contro c’è un incremento dei prodotti a marchio (quelli venduti con la marca del distributore) scelti per il risparmio che segnano un più cinque per cento di fatturato, e in generale il clima di fiducia dei consumi è aumentato, ma la previsione di spesa resta bassa”. Da rimarcare è anche il boom delle assunzioni negli ultimi anni, “ma sono soprattutto contratti a tempo determinato e part time, questi ultimi pesano per il 45 per cento”, sottolinea il segretario del sindacato. Da segnalare anche il fatturato domenicale, che arriva al dieci per cento del totale. In molti casi la domenica sta arrivando a occupare il secondo posto, e a volte anche il primo, tra i giorni della settimana in cui gli esercizi fatturano di più. Secondo Ardau è necessaria una spinta maggiore per il settore: “Bisogna aumentare la domanda interna, servono più soldi a famiglie e pensionati”.
Marzia Piga
(Infografica Andrea Deidda)