Mentre il premier Draghi rilancia il carbone, martedì 1° marzo si terrà un sit-in delle lavoratrici e lavoratori della Carbosulcis davanti alla sede dell’assessorato regionale alla Programmazione. I dipendenti della società della Regione Sardegna che gestisce l’ultima miniera di carbone rimasta estrattiva in Italia, quella di Monte Sinni, a Gonnesa e che ha cessato le attività estrattive nel 2018, vogliono tenere alta l’attenzione sull’importanza del progetto di rilancio nel suo complesso e la necessità di trovare soluzioni immediate all’attuale situazione definita di stallo.
La mobilitazione è stata organizzata dalle segreterie Territoriali Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil “La Regione deve fare chiarezza, una volta per tutte, su ciò che vuole fare a proposito della Carbosulcis – dicono congiuntamente i segretari Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi -. Perché se da una parte vende come rivoluzionaria la decisione e il progetto di riconversione del sito minerario, anche attraverso la presentazione di progetti sul Just Transition Fund e sul Pnrr, a partire da progetti di rilevanza mondiale come il progetto Aria, dall’altra per un conflitto di interpretazione blocca le risorse necessarie per portare avanti il piano di dismissione dell’attività estrattiva, deciso e concordato a suo tempo con la commissione europea, con la conseguente compromissione del piano di riconversione”.
Secondo i sindacati “è necessario che l’azionista di riferimento, che è appunto la Regione, esca fuori dalla confusione dei propri uffici e chiarisca le sue volontà. Le lavoratrici ed i lavoratori della Carbosulcis e il territorio non possono più permettere il perdurare dell’incertezza e la confusione che regna all’interno della macchina regionale”.