Anpal servizi, tagli sulle stabilizzazioni. Il manager: “Assumiamo solo i graditi”

Assunzioni basate su “un “indice di gradimento”. Che tradotto dal politichese alla pratica potrebbe aprire scenari dall’esito incerto sul piano dell’imparzialità. Sta di fatto che questa regola l’ha proposta ai sindacati Mimmo Parisi, il presidente di Anpal servizi, la spa pubblica che si occupa di politiche attive per il lavoro. Il criterio, manco a dirlo, è stato respinto dai confederali e dalle sigle autonome, che tuttavia non marciano più uniti e questo complica ulteriormente una situazione già di per sé difficile.

Il casus belli di Anpal servizi ruota intorno alla stabilizzazioni di precari e collaboratori. Lo scorso ottobre, con un articolo contenuto nel decreto ‘Salva aziende’, il Parlamento ha dato il via libera alla contrattualizzazione di 654 lavoratori. Di cui 150 a tempo determinato e 504 collaboratori. Uno dei problemi è che Parisi preferisce i primi ai secondi (non è dato sapere il motivo). Quindi i 150 precari verrebbeto tutti assunti, mentre tra i 504 professionisti che hanno l’altro inquadramento ne resterebbero fuori 254. Un’enormità. E in questo gruppo rischiano di rientrare anche i sedici lavoratori sardi (sui venti che attualmente lavorano per Anpal servizi).

Vien da sé i sindacati si erano prefissati un altro obiettivo e per di più credevano di aver portato a casa il risultato già a ottobre, col voto in Parlamento. Invece stanno ancora facendo i conti con la strategia ostinata e contraria di Parisi. Il quale, peraltro, a dicembre aveva parlato di 500 assunzioni totali, comunque sotto quota per le sigle dei lavoratori. Ma adesso è andato ulteriormente al ribasso, imponendo la nuova soglia dei 400 contratti, da formalizzare secondo l’indice di gradimento.

Un primo tavolo del 16 gennaio è finito con una fumata nera. Idem il secondo del 26 gennaio. Il prossimo appuntamento è fissato per il 13 febbraio, con una nuova mobilitazione intermedia sotto gli uffici di Roma, in via Guidubaldo del Monte, programmata per il 5 febbraio. Sullo sfondo, come si diceva, lo scontro tra sindacati: da una parte la Clap, che in Anpal servizi ha il maggior numero di iscritti; dall’altra Cgil, Cisl e Uil che si stanno schierando contro la sigla autonoma ‘approfittando’ della posizione di forza, visto che trattano direttamente con Parisi. La Clap, invece, è esclusa dal tavolo perché è di recente costituzione e non ha firmato l’ultimo contratto collettivo nazionale.

Col fronte dei lavoratori disunito rischia di vincere la linea Parisi, alla guida dell’Anpal perché è il guru dei navigator e lì l’aveva voluto Luigi Di Maio. L’unica nota positiva per i sindacati è che il presidente continua a essere in rotta di collisione con la ministra Nunzia Catalfo. E questo viene considerato un vantaggio per chiudere tutte le 654 stabilizzazioni.

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