Affitti, check-in fai da te: il Viminale chiarisce i rischi. Il property manager: “Senza identificazione oltre la metà degli affitti di Cagliari”

di Manuela Vacca

Nuovi chiarimenti arrivano dal Ministero dell’Interno sulla gestione degli ospiti nelle strutture turistiche e negli affitti brevi. Il punto fondamentale è l’identificazione a distanza degli ospiti tramite l’invio telematico delle copie dei documenti di identità e l’accesso agli alloggi attraverso codici di apertura automatizzati, come quelli utilizzati nelle cassette per le chiavi installate all’ingresso. Il Viminale sottolinea un rischio dell’assenza di un controllo diretto che potrebbe consentire a soggetti non identificati di occupare la struttura.

Secondo la circolare ministeriale uscita nei giorni scorsi, la modalità di check-in da remoto non consente di verificare se il documento di identità inviato corrisponda effettivamente alla persona che accede all’alloggio. Il rigore delle norme intende prevenire eventuali rischi legati all’alloggiamento di persone potenzialmente pericolose o collegate ad attività criminali o terroristiche.

“A Cagliari la situazione è come le altre città: chi ha molte strutture punta al self check-in ma così facendo non hai mai certezza di chi ti entra in casa”, dice a Sardinia Post il property manager Michele Pipia, che gestisce case vacanza e un proprio bed and breakfast. “Ho scelto di non farlo in nessuna delle proprietà nel rispetto della legge – precisa – che prevede il riconoscimento dell’ospite, al quale occorre inoltre spiegare le regole corrette per la raccolta differenziata”.

Girando per le vie del capoluogo sardo sono tantissimi i cosiddetti kweybox fuori dai portoni. “Ci sono poi quelli che hanno un codice nel citofono e sono i più difficili da individuare – spiega Michele Pipia fornendo una valutazione: “Il self check-in vien fatto dal 50-60 per cento di chi affitta a Cagliari. E, in generale in tutto il Paese, il 90 per cento dei proprietari dei b&b non ci abitano, come invece faccio io”.

La sua conclusione è che non si sa mai chi entra nelle strutture: “Sono sempre stato d’accordo con le indicazioni ministeriali. Per chi svolge quest’attività è una regola essere presente e controllare chi ci si mette in casa”.

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