Maria Lai in mostra a Milano, tra teli e sculture di ceramica

Il percorso espositivo si sviluppa attraverso 33 sculture in ceramica che appartengono alla serie dei Telai di Maria Pietra, insieme a teli che scendono dal soffitto o appesi alle pareti. E poi la sonorizzazione con la voce, che rende viva la storia alla base della mostra. La leggenda, per la precisione, il tipo di racconto antico che Maria Lai prediligeva. Si tratta della mostra intitolata “Il tempo dell’incalcolabile” e allestita fino al 26 febbraio negli spazi di M77 a Milano, a cura di Alberto Salvadori – membro del consiglio di amministrazione di Magazzino Italian Art Foundation – e in collaborazione con l’Archivio Maria Lai. L’idea è quella di offrire uno sguardo sull’opera dell’artista ogliastrina con un focus sugli aspetti mitopoietici del suo lavoro.

La storia prende vita dalla lettura delle opere di Salvatore Cambosu — scrittore al quale Maria Lai era estremamente legata — dalle quali proviene Cuore mio, racconto da cui è tratta la figura di Maria Pietra e una dimensione del narrare che pervade il lavoro di Lai. Attraverso la vicenda della protagonista, lo scrittore, e quindi poi l’artista, investono ognuno di noi di responsabilità e riflessioni all’origine di aspetti e tratti del carattere umano che interessano temi come il rispetto per l’ambiente e le sue regole in antitesi ai modelli perseguiti dove l’individualismo è mutuato in una forma di egoismo senza confini.

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Il percorso si apre con la presentazione inedita dell’intero apparato narrativo dedicato alla storia. Trentatré sculture in ceramica appartenenti alla serie dei Telai di Maria Pietra assieme a teli che scendono dal soffitto e appesi alle pareti creano un ambiente attorno al libro nel quale la storia si narra e cresce. Il tutto è accompagnato da una sonorizzazione ambientale dalla quale una voce rende viva la vicenda della protagonista della leggenda. Costituisce un patrimonio collettivo e culturale di un popolo nel quale si mescola il reale al meraviglioso. Questo è il punto centrale del lavoro di Maria Lai, mescolare le due dimensioni.

Questa atmosfera sospesa prosegue al piano superiore della galleria dove, per la prima volta, saranno esposte tutte le opere frutto degli interventi di Maria Lai sugli scatti di Piero Berengo Gardin che ritraggono momenti salienti della sua celeberrima e fondamentale opera pubblica Legarsi alla montagna. L’azione avvenuta nel 1981 che unì la popolazione di Ulassai ed ogni sua casa con il Monte Gedili è rimasta così vivida nella testimonianza di queste immagini, che tanto hanno colpito la memoria collettiva, non solo del paese sardo ma dell’intero mondo dell’arte. In mostra anche l’installazione in ceramica La frana ed il video originale dell’azione collettiva realizzato da Tonino Casula.

Il titolo scelto per questa mostra rimanda a un tema centrale in tutta l’opera della Lai: l’immediata connessione tra la dimensione del sacro, quella delle origini, dell’identità e della nascita. Maria Lai, del resto, diceva esplicitamente che nei suoi lavori “l’uomo di tutti i tempi guarda alla propria vita interrogandosi sul mistero del prima e del dopo. Come un bambino gioca, inventa, propone, dà voce ai fantasmi che popolano la sua ansia di assoluto. Nella vastità del viaggio nascono le religioni e le ragioni dell’arte”.

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