Ceramiche di Bitti e tessuti di Samugheo. Artijanus/artijanas alla Design week di Milano

L’idea era quella di mettere a confronto designer di fama internazionale con artigiani locali e produrre degli oggetti frutto di uno scambio, di un confronto tra saper fare tradizionale e cultura del progetto. Una contaminazione in grado di arricchire in primis gli artigiani sardi grazie a una visione internazionale del design, lasciando sedimentare nel loro lavoro la voglia di innovazione, di novità e di futuro. La prima edizione di Artijanus/ Artijanas – progetto sperimentale promosso dalla Fondazione di Sardegna con la direzione scientifica e artistica della Triennale di Milano e della Fondazione Cologni dei mestieri d’arte – si è chiusa il 12 giugno in occasione della Design week, che è stata l’occasione per presentare a un pubblico internazionale – e fortemente interessato – i prodotti realizzati. La mostra si è tenuta a Palazzo Litta a Milano, dal 7 al 12 giugno, con i pezzi ideati durante le residenze artistiche nel corso della primavera 2021. I designer Giorgia Zanellato e Daniele Bortotto hanno lavorato a Bitti con Terrapintada Ceramiche, Serena Confalonieri invece a Samugheo con Tessile Medusa. I designer hanno vissuto per diversi giorni nei due paesi e hanno lavorato insieme agli artigiani provando ad assimilare la cultura del luogo, traducendola in oggetti in grado di raccontare storie di lunga durata ma anche di innovazione. Hanno creato delle piccole collezioni – di ceramiche e tessuti – in grado di unire funzionalità e significato simbolico attraverso una rilettura del territorio. “Con un’innovazione gentile, sostenibile ed etica”, spiegano i promotori dell’iniziativa. In mostra a Milano anche i video realizzati da Emanuele Zampolini (Fondazione Cologni) e Giulia Camba che raccontano i luoghi, il processo di ideazione e creazione delle opere e le relazioni che si sono create durante le residenze.

“Quella di Milano è stata una straordinaria occasione per confrontarci con il meglio del settore artigianato artistico/design contemporaneo e ci proietta nella fase di ideazione della seconda edizione con nuove consapevolezze e con il desiderio di crescere. La strada da fare è ancora lunga e, forti dell’interesse mostrato alla design week nei confronti delle collezioni, vogliamo proseguire nel percorso intrapreso per cercare di superare l’ostacolo forse più grande per il manifatturiero sardo: mettere in contatto gli artigiani isolani con i mercati più adatti e in grado di dare valore alle loro produzioni, anche sfruttando le nuove abitudini di acquisto che si sono diffuse in seguito alla pandemia”, ha detto Barbara Argiolas, co-ideatrice di Artijanus/Artijanas insieme a Barbara Cadeddu. Del resto il design in Sardegna sta vivendo un periodo di grande creatività e fermento, come dimostra anche l’iniziativa promossa dalla Fondazione. Ci sono designer che cercano di rinnovare l’artigianato sardo attraverso un confronto proficuo con chi è depositario della cultura manuale, del saper fare tradizionale. Innescando un circuito virtuoso che porta anche gli artigiani al ripensare il loro lavoro, a iniettare buoni dosi di innovazione nel corpo di un mestiere che affonda le radici in secoli lontani. Il titolo dell’iniziativa è ‘Tesori viventi’ e non a caso: proprio per calare nella contemporaneità, nel qui e ora, una tradizione che per vivere ha bisogno di affrontare nuove sfide: con rispetto per il passato e con la ricerca di nuovi linguaggi. 

“Palazzo Litta è un luogo simbolico di Milano – ha detto Alberto Cavalli, co-curatore di AjuAja e direttore generale della Fondazione Cologni -. La famiglia Litta, infatti, ha sempre saputo anticipare i gusti e le tendenze, chiamando a lavorare per questa splendida residenza urbana i migliori artigiani a livello internazionale. Miracolosamente scampato al bombardamento del 1943, e oggi affidato al ministero della Cultura, Palazzo Litta è per noi uno scrigno eloquente del valore contemporaneo dei mestieri d’arte e della creatività: nelle sue magnifiche sale decorate dai più abili doratori, tappezzieri, incisori, scultori e stuccatori, abbiamo voluto rappresentare un’eccellenza contemporanea del saper creare e del saper fare, immaginando che i Duchi volessero dare nuove commissioni a chi, oggi, rappresenta la cultura del progetto e del mestiere”, ha degto raccontando la cornice milanese del progetto. “La nostra mostra “Doppia firma” – prosegue Cavalli – ha quindi messo in valore il dialogo fertile e generativo tra 22 coppie di designer e artigiani che, in tutta Europa, hanno lavorato per far evolvere le tecniche e per affinare il gusto progettuale; e insieme a Doppia firma abbiamo voluto anche “I Tesori Viventi”, intensa mostra legata al macro-progetto Artijanus / Artijanas. I circa 9.000 visitatori che, durante la Design Week, hanno visitato Palazzo Litta sono stati dunque accolti dalla poesia dei mestieri d’arte sardi, reimmaginati dalla mano felice di Zanellato / Bortotto (per la ceramica di Terra Pintada) e di Serena Confalonieri (per i telai d’eccellenza di Marcella Sanna, titolare di Tessile Medusa). Un dialogo speciale, dunque, tra i “tesori viventi” di Sardegna che sanno rispettare la propria identità, e al contempo ricercare un nuovo linguaggio formale; e l’aristocrazia del craft europeo, espresso attraverso i binomi di Doppia Firma. I Duchi Litta, da sempre amanti della civiltà della conversazione, non avrebbero potuto che apprezzare”. 

Nel dettaglio, a Bitti è stata realizzata una collezione di cinque vasi chiamati col numero dall’uno al cinque in limba, che s’ispirano ad alcuni oggetti iconici della cultura sarda: il bottone in filigrana, il cesto del corredo della sposa, la gonna di un costume tradizionale e ancora il famoso pane carasau, che hanno suggerito una sofisticata rilettura in chiave contemporanea di oggetti ed espressioni della cultura materiale locale. Oggetti che, unendo funzionalità e significato simbolico, rileggono con il linguaggio della contemporaneità le preziose trame del territorio sardo. A Samugheo invece una collezione tessile composta da tre cuscini di differenti misure e un tappeto, oggetti che già nei loro nomi rendono immediatamente esplicito il riferimento a vari e diversi elementi dell’identità culturale sarda: i bronzetti nuragici, le piante autoctone tipiche del territorio, la brocca in terracotta rappresentativa di un vivere quotidiano tipico e caratteristico. In tutti i pezzi che compongono la collezione i motivi decorativi sono racchiusi in una cornice che riprende lo schema della tessitura della bisaccia sarda, mentre nei quattro angoli dei manufatti sono state inserite le iniziali della designer e della tessitrice, citazione dell’antica usanza delle tessitrici sarde di inserire le proprie iniziali nei manufatti da loro realizzati.

Contenuto in collaborazione con la Fondazione di Sardegna

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