Un sorriso oltre le sbarre per l’8 marzo. L’omaggio di Elena Ledda alle detenute

Un kit con spazzolino, dentifricio, bagnoschiuma, crema profumata per il corpo. E, visto che oggi è la festa della donna, anche qualche campioncino di shampoo, balsamo e idratante per il viso. Potrebbe ripartire da qui, da una crema contro le rughe regalata alle detenute della casa circondariale di Cagliari-Uta, il senso dell’8 marzo, una ricorrenza oramai fin troppo svilita da bolse iniziative commerciali. Ripartire da un piccolo gesto di solidarietà a chi la libertà, per le variabili imponderabili della vita, l’ha persa. Un gesto di generosità, per trasformare il dolore in forza, una lezione antica che molte donne conoscono.

Promossa dall’associazione ‘Socialismo, diritti, riforme’ di Maria Grazia Caligaris e dalla ‘Federazione italiana donne arti professioni affari’, presieduta da Paola Melis, l’iniziativa di questo pomeriggio intitolata Un sorriso oltre le sbarre, arrivata alla decima edizione, vuole ricordare chi dentro quelle celle ci vive e, al tempo stesso, sottolineare i problemi di tutte quelle donne – funzionarie, agenti, educatrici – che oltre quelle sbarre, ogni giorno, lavorano.

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“Per noi la giornata della donna è un’occasione di riflessione su alcune realtà spesso dimenticate – commentano in una nota Caligaris e Melis -. Vivere qualche ora a diretto contatto con chi è recluso, genera emozioni e sentimenti di condivisione che fanno comprendere più a fondo anche la condizione della donna nella nostra società”.

Ad accogliere l’invito di una giornata che si annuncia ricca di pathos e distante da ogni retorica, è stata anche Elena Ledda, musicista affermatasi a livello internazionale nel mondo della world music (un mix di contaminazioni fra elementi di musica popolare e tradizionale). La sua inconfondibile voce, vibrante e profonda, voce di Amargura (amarezza in sardo) dal titolo di un suo disco pubblicato nel 2010, è una voce che vuole infondere coraggio, capace di trasporto e passione, che spazierà tra i canti e le ballate tipiche della tradizione. Una colonna sonora speciale, per un pomeriggio di incontri altrettanto speciali, in cui verranno affrontate le mille problematiche femminili relative alla permanenza in carcere.

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Parole in musica, dunque, quando le parole stentano soffocate dal rimorso, parole in musica per sciogliere i sensi di colpa e la lontananza dai propri affetti nelle infinite giornate di solitudine. Anche se solo per poche ore, ad alleviare quel mondo di violenza, di resistenza e dolore, l’amargura ma anche la pietas di Elena Ledda. Un balsamo per l’anima.

Donatella Percivale

(Nella foto, dettaglio di un interno dal carcere di Uta)

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