Uccise la moglie malata, il Pm: “Non è un orco, non merita l’ergastolo”. Processo sospeso

Paolo Randaccio può avere le attenuanti perché uccise la moglie non per gelosia ma per disperazione. Il suo femminicidio, avvenuto a Quartucciu il 19 settembre del 2021, ha contorni diversi. Questa la tesi che l’avvocato dell’uomo ha presentato al pm Nicola Giua Marassi, il quale a sua volta ha chiesto l’accoglimento alla Corte d’assise di Cagliari che ieri si è detta favorevole e ha sospeso il processo rinviando gli atti alla Consulta.

Il caso ruota intorno a una norma del Codice penale sulla quale dovranno pronunciarsi i giudici della Corta Costituzionale. La norma in questione riguarda i reati punibili con l’ergastolo, tra cui il femminicidio e per i quali, vista la gravità, non si può applicare il rito abbreviato che prevede uno sconto di un terzo della pena. Non solo: la stessa disposizione di legge nega che sulle aggravanti derivanti dal vincolo familiare possano avere un peso maggiore le attuanti, cioè gli elementi che possono spingere inquirenti e giudici a infliggere una pena inferiore.

Per l’avvocato di Randaccio e per il Pm, alle attenuanti ha invece diritto il 69enne Randaccio. Concludendo la sua requisitoria, il pubblico ministero ha infatti sottolineato la particolarità del femminicidio di Quartucciu, visto il profilo del marito omicida, “un buon padre di famiglia che voleva tutelare la moglie“, affetta da una grave malattia psichiatrica. Altro elemento a favore di Randaccio è che l’uomo, sempre stando a quanto riferito dal magistrato inquirente, ha ammesso subito le proprie responsabilità, chiamando quasi in diretta i carabinieri e mostrando, una volta rinviato a giudizio, “un ottimo comportamento processuale”.

Ha detto ancora il Pm: “Non si tratta di un orco che ammazza la donna dopo una vita di vessazioni”, ma di una personale “colpevole sì che tuttavia deve poter godere delle attenuanti in quanto incensurato, lavoratore e reo confesso”. Per la pubblica accusa, quindi, la norma è costituzionalmente illegittima. E la Corte d’assise si è pronunciata per il trasferimento degli atti alla Consulta. All’indomani del delitto, la stessa figlia della coppia aveva espresso parole di conforto per il padre.

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