Trovato senza vita in carcere il pluriomicida Angelo Frigeri. Uil: “Polizia allo stremo”

Si è ucciso con i lacci delle scarpe, nella sua cella del carcere di Uta, Angelo Frigeri, il pluriomicida condannato all’ergastolo nel 2016 a seguito della strage di Tempio Pausania, avvenuta nel maggio del 2014 quando furono uccisi nella loro abitazione il commerciante Giovanni Azzena, la moglie Giulia Zanzani ed il loro figlio Pietro, di 12 anni.

Per gli inquirenti dovrebbe trattarsi di suicidio, ma è stata aperta un’indagine ed è stata disposta l’autopsia per chiarire con esattezza le cause del decesso. L’uomo era stato trasferito pochi giorni fa dal carcere di Badu ‘e Carros, forse perché trovato in possesso di uno o più telefonini. E, a questo punto, si cercano collegamenti con la fuga dal penitenziario barbaricino di Marco Raduano, detenuto pugliese di 39 anni, legato alla mafia gargana, che scontava la sua pena a 19 anni di reclusione.

L’accaduto ha sollevato varie reazioni, da Irene Testa, garante regionale dei detenuti, al segretario generale della Uil Pa, Michele Cireddu. Così il sindacato della polizia penitenziaria: “Un gesto estremo imprevedibile anche perché il detenuto, trasferito di recente dall’Istituto nuorese di Badu ‘e Carros, non aveva fatto presagire nessun disagio e non era stato necessario sottoporre nei suoi confronti il provvedimento di grande sorveglianza. Il carcere di Uta è tra i primissimi in Italia per numero di eventi critici, assistiamo ogni giorno a tentativi di suicidio, autolesionismi, aggressioni tra detenuti e a danno degli agenti, minacce di morte, offese, scioperi della fame”. Di conseguenza, prosegue il segretario Cireddu, “la polizia penitenziaria è costretta a lavorare in situazioni estreme e quando si verifica un episodio come questo, deve vedersi puntare la spada di Damocle in maniera ipocrita anche da quelle autorità che potrebbero intervenire ma dimostrano indifferenza e insensibilità nei confronti dei nostri poliziotti. Il sistema penitenziario sardo va rifondato immediatamente, servono mezzi e strumenti per agevolare il lavoro degli agenti nelle sezioni, servono assegnazioni urgenti negli Istituti in difficoltà, è urgentissimo l’invio di un nuovo provveditore e dei direttori in tutti gli Istituti , senza interventi gli eventi tragici continueranno a susseguirsi inesorabilmente”.

A Cireddu fa eco Irene Testa: “Non si può continuare a usare il carcere come contenitore di tutte le problematiche. Non si può pensare di gestire gli eventi critici di una struttura critica come Uta con la carenza di personale idoneo a trattare situazioni di grande disagio. È necessario assumere personale, differenziare le strutture e dedicare maggiori risorse al carcere. Sono troppi i detenuti che si tolgono la vita in carcere. Nella giornata di ieri oltre a quello di Cagliari si è registrato un suicidio anche a Palermo. Per queste ragioni chiederò un tavolo di confronto con i sindacati di polizia penitenziaria e il personale del carcere di Uta”.

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