Dopo il caporedattore responsabile della Tgr Sardegna, il piemontese Andrea Caglieris, si prospetta un arrivo dalla Penisola anche per il direttore di sede. I sindacati invocano con urgenza questa nomina attesa da un anno, ma nella sede sarda della testata regionale della Rai non c’è nessuno che possa ricoprire a lungo l’incarico e nel resto d’Italia c’è grande fermento tra i dirigenti rimasti fuori dal recente giro di nomine e in tanti cercano di trovare una sistemazione nelle sedi regionali. Se il caporedattore di area leghista Caglieris (che fu preferito a due colleghe sarde) ha il compito di gestire la parte giornalistica della redazione isolana, spetta al direttore di sede curare tutti gli aspetti tecnici e le due figure entrano spesso in collisione. Da un anno della sede sarda se ne occupa a distanza Luigi Meloni che, da direttore del Coordinamento sedi regionali ed estere della Rai, ha l’interim per le sedi di Toscana, Umbria, Abruzzo e Sardegna. Gli altri posti scoperti sono quelli in Calabria e Puglia e in questi giorni c’è la corsa alla poltrona con i possibili job posting, i trasferimenti interni, perché entro al fine dell’anno dovrebbe arrivare l’indicazione dei nuovi dirigenti. Per la sede Rai di Cagliari il favorito sembra Lorenzo Mucci, dirigente di area centrodestra che nei mesi scorsi è stato candidato all’ingresso nel Cda come rappresentante dei dipendenti, e circolano altri nomi “stranieri”: l’unica certezza sembra proprio che sarà qualcuno arrivato dalla penisola a gestire la programmazione in sardo della Rai isolana, su cui la Regione ha fatto grandi investimenti.
I sindacati denunciano il declino della Rai in Sardegna e chiedono un intervento urgente proprio della Regione. “Da oltre un anno manca un direttore di sede, le politiche di prepensionamento hanno portato la stessa azienda a dichiarare una carenza di organico di 4 unità su Cagliari e manca da mesi il responsabile della produzione – denunciano Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Snater -. Questa situazione è destinata ulteriormente a peggiorare nei prossimi mesi con il raggiungimento dei requisiti pensionistici da parte di ulteriore personale della sede. L’operatività della sede è da tempo totalmente compromessa e si va avanti solo grazie ai sacrifici e al senso di responsabilità dei lavoratori e delle lavoratrici che sembrano gli unici interessati al futuro della sede regionale della Rai”.
“Tutti noi avevamo gioito per la firma della convenzione firmata con la Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento per l’informazione e l’editoria, per la ipotesi di crescita dovuta alla produzione di programmi televisivi e radiofonici in lingua sarda – ricordano i rappresentanti sindacali -. La convenzione, vista anche l’entità delle risorse, poteva e doveva essere un’opportunità per creare nella nostra isola nuova occupazione con l’assunzione per il tempo in cui questa è vigente di giovani sardi che si sarebbero formati nella principale azienda radiotelevisiva del Paese. Ci chiediamo come sia possibile non aver trovato le risorse per rafforzare strutturalmente la sede, continuando a preferire appalti esterni. A oggi assistiamo nell’indifferenza totale della Regione Sardegna all’indebolimento della nostra sede regionale, nonostante i proclami fatti sul costante monitoraggio da parte del comitato istituito e composto da Governo, Regione sarda e Rai”.
M.Z.