Strangolata dal marito ad Alghero, dietro la tragedia c’è il gioco d’azzardo

Nel tardo pomeriggio di ieri le strade del quartiere Sant’Agostino erano deserte. A pochi isolati di distanza gli algheresi erano impegnati nello shopping natalizio, ignari che all’antivigilia di Natale nell’appartamento di via Vittorio Veneto si stesse consumando una tragedia che avrebbe lasciato il segno.

Nessuno ad Alghero si è accorto di nulla. Solo una telefonata ha rivelato l’orrore dietro le mura domestiche, quelle che dovrebbero proteggere le famiglie e spesso nascondono i mostri che le distruggono. Marcello Tilloca, 42 anni, ha rivelato al suo avvocato: “Ho ucciso Michela, mia moglie. Voglio costituirmi”. Con le sue parole ha squarciato il clima natalizio di luci colorate e shopping per rilevare la drammatica immagine di una donna di 40 anni riversa al suolo tra l’ingresso di casa e la camera da letto. Si è spezzata così, per mano del marito-padre dei suoi figli, la vita di Michela Fiori. A quarant’anni si occupava dei suoi bambini nati poco più di dieci anni fa, ma anche delle altre famiglie col suo impegno di assistente domiciliare per conto dei Servizi sociali del Comune.

Ogni anno più di cento donne in Italia perdono la vita a causa dell’amore diventato odio. La media è di una donna uccisa ogni 76 ore e nella stragrande maggioranza dei casi a strapparle alla vita sono le mani dei mariti, compagni e amanti. Così è stato per Michela, dopo anni felici di matrimonio, stava vivendo una crisi di coppia e aveva deciso di lasciare quell’uomo. Negli ultimi tempi Marcello Tilloca era cambiato. Sui quotidiani sardi viene spiegato che nella sua vita era entrata la febbre del gioco, una droga pesante dell’era moderna in grado di rovinare la vita a chi finisce tra i suoi ingranaggi.

La vita della tranquilla famiglia algherese si era trasformata in un incubo. Secondo i quotidiani sardi un mese fa Tilloca sarebbe stato denunciato per tentata estorsione nei confronti della moglie: avrebbe fatto sparire il telefonino di uno dei figli per poi ricattare la donna con una telefonata anonima chiedendole 300 euro per la restituzione. Dalla Procura di Sassari precisano però che “non risultano presentate alle forze di polizia ed ai nostri uffici denunce, esposti o querele aventi ad oggetto minacce, aggressioni o atti intimidatori posti in essere dall’indagato Tilloca Marcello nei confronti della persona offesa”. Ma la rottura tra i due era comunque ormai insanabile, lei si era già rivolta a un centro antiviolenza e per metà gennaio era fissata un’udienza per la separazione.

La fine della loro storia d’amore, accompagnata alla ludopatia, ha fatto forse perdere la testa all’uomo che ha approfittato della fragilità di Michela Fiori e le si è avventato addosso, lasciandola esanime sul pavimento di casa. Forse poi ha capito la mostruosità commessa e ha deciso di avvisare l’avvocato Stefano Carboni per costituirsi. Lo ha raggiunto nel suo studio e poi si è consegnato ai carabinieri. Il legale ha dovuto rinunciare per questioni deontologiche – ha rapporti professionali con parenti della vittima – e spetta ora al collega Edoardo Morette gestire il caso di Marcello Tilloca. Nel frattempo la comunità algherese si mobilità per i due bambini che non potranno mai dimenticare questa tragedia: si sono svegliati alla vigilia di Natale senza genitori.

Il femminicidio e il dramma che stanno vivendo i due bambini sono stati ricordati anche dal sindaco di Alghero. “Un dramma che mai avrei voluto accadesse in nessun posto del mondo, tanto meno nella mia città che, grazie anche alla rete delle donne e alle tante associazioni da anni contrasta con azioni di sensibilizzazione culturale proprio gli episodi di violenza sulle donne – ha commentato Mario Bruno -. Il mio pensiero soprattutto ai bambini che dobbiamo ora custodire e tutelare. Siamo una comunità civile non abituata a gesti di questa ferocia e per questo sono ancora scosso e sconvolto insieme a tutta la cittadinanza che si stringe attorno a questa famiglia”.

M. Z.

 

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