Sardegna hub delle bombe: Rwm terza azienda italiana per giro d’affari

La Sardegna ospita la terza azienda italiana per giro d’affari del settore della Difesa. È questa la grande novità contenuta nella Relazione della Presidenza del Consiglio dei ministri sul commercio degli armamenti per l’anno 2016 depositata in parlamento il 26 aprile. La società in questione è nota alle cronache ormai da anni: si tratta della Rwm Italia, sede legale a Brescia, stabilimenti a Domusnovas, nell’Iglesiente, e proprietari in Bassa Sassonia, Germania, dove ha sede la Rheinmetall Waffe Munition Gmbh. Sbarcata in Sardegna nel 2011, la Rwm Italia ha operato in sordina (ma in forza di regolari autorizzazioni) fino al 2015, quando la testata Reported.ly ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica il caso delle bombe prodotte nell’Isola ed utilizzate dai sauditi nella guerra dello Yemen. Da allora le spedizioni di armi destinate alla monarchia degli Al Saud sono in costante aumento.

Il dato che proietta la Rwm nel gotha dell’industria militare italiana riguarda il valore complessivo delle licenze di esportazione rilasciate ex novo dal Ministero degli Esteri. Complessivamente, 489,5 milioni di euro per 45 nuove autorizzazioni dall’1 gennaio al 31 dicembre 2016. Vale a dire 460 milioni di euro in più rispetto al 2015, quando la società aveva ricevuto nuove autorizzazioni per 28 milioni di euro. Ecco perché, nell’atroce classifica delle società italiane che vantano i maggiori giri d’affari nell’export di armamenti, nell’anno appena trascorso la Rwm arriva terza, dietro Ge Avio srl, seconda, e Leonardo (ex Finmeccanica), prima con oltre 11 miliardi di euro di nuovi ordini, sette dei quali provenienti dalla mega-commessa di 28 caccia Eurofighter Typhoon ufficializzata nell’aprile del 2016. Anche questa notizia riguarda da vicino la Sardegna. Gli Eurofighter, conosciuti anche come E.F.A. (dal nome del programma europeo per la realizzazione del velivolo) verranno testati al Poligono interforze Salto di Quirra nel corso delle esercitazioni previste nel primo semestre di quest’anno.

L’impennata degli ordini ricevuti dalla Rwm Italia deve essere vista come il riflesso di un poderoso e generalizzato aumento delle autorizzazioni rilasciate dal governo all’industria militare nel suo complesso. Le serie storiche relative al commercio degli armamenti esportati dall’Italia ai quattro angoli del pianeta non lasciano adito a dubbi: il giro d’affari legato all’industria della difesa non è mai cresciuto tanto come nel 2016. Stando alla Relazione deIl valore complessivo delle licenze di esportazione rilasciate durante l’anno scorso raggiunge, infatti, la cifra record di 14,6 miliardi di euro contro i 7,8 del 2015. In percentuale, un 85,7% in più.

Ritornando alla Rwm, si può osservare come una commessa in particolare alimenti il giro d’affari della società che opera a Domusnovas. Del nuovo ordine si conosce l’importo, ben 411 milioni di euro, e la quantità di armi richieste, quasi 20mila bombe (tra Mk 82, Mk83 e Mk84), ma non il committente. L’unico indizio disponibile lo si trova nell’ultimo rapporto agli azionisti della Rheinmetall – la capogruppo – , dove si legge che nell’anno appena trascorso il gruppo ha ricevuto un ordine del valore di 411 milioni da un cliente appartenente alla regione MENA (Middle East – Nord Africa). La coincidenza della somma colpisce, ma è troppo poco per poter identificare in maniera univoca il committente. Nè è possibile ricavare questa informazione dalla relazione governativa.

Di certo c’è che, nel corso degli anni, la società ha stretto un forte sodalizio commerciale con l’Arabia Saudita, che utilizza le bombe made in Sardinia nella guerra dello Yemen. Le spedizioni di armi da porti e aeroporti sardi verso Ryadh sono state oggetto nel corso degli ultimi due anni di proteste da parte di gruppi e associazioni pacifiste, antimilitariste e partiti politici. Secondo l’ampio fronte che si oppone alla vendita delle armi prodotte a Domusnovas il commercio con l’Arabia Saudita violerebbe la legge sul commercio degli armamenti, che vieta le spedizioni di armi a paesi in stato di conflitto. Ma a nulla sono valse le richieste di stop al commercio armi, chiesto anche dal Parlamento Europeo nel febbraio del 2016.  Neanche i i report con cui le Nazioni Unite hanno documentato numerose violazioni dei diritti umani da parte dei sauditi nel conflitto yemenita hanno avuto l’effetto di bloccare le commesse autorizzate dal governo italiano. Secondo le Nazioni unite, quasi 5000 civili morti e oltre 8000 feriti.

Piero Loi

Twitter @piero_loi

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