“Mi sorprende, a 14 anni dai fatti, la condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti umani su quel che avvenne nel carcere San Sebastiano di Sassari nell’aprile del 2000″: lo afferma in una nota il segretario generale del Sappe Donato Capece. “Lo abbiamo detto e lo voglio ribadire: a Sassari non ci fu nessuna ‘spedizione punitiva’ contro i detenuti ma – rileva Capece – si tenne una necessaria operazione di servizio per ristabilire l’ordine in carcere a seguito di una diffusa protesta dei ristretti, operazione di servizio che venne contrastata con violenza da alcuni dei detenuti. Se non si dice questo, se non si contestualizzano i fatti, si rischia di fare una ricostruzione manichea. Non si può non tenere conto delle decine e decine di poliziotti penitenziari arrestati ingiustamente e poi assolti”. “Queste semplificazioni – osserva il segretario del Sappe – fanno male a coloro che il carcere lo vivono quotidianamente nella prima linea delle sezioni detentive, come le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria che svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato per l’esasperante sovraffollamento. E’ utile ricordare alla Corte europea dei diritti umani che – ricorda – negli ultimi 20 anni la Polizia Penitenziaria ha sventato, in carcere, più di 16 mila tentati suicidi e impedito che quasi 113 mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”.