Mossi&Ghisolfi, vicepresidente suicida. Nel Sulcis il progetto della bioraffineria

L’industriale Guido Ghisolfi, vicepresidente della multinazionale Mossi& Ghisolfi, seconda azienda italiana nella chimica, è stato trovato morto, ucciso da un colpo di fucile sparato da distanza ravvicinata. Secondo gli investigatori, non vi è dubbio che si tratti di suicidio. Il corpo è stato trovato sulla sua auto, nell’Alessandrino, in una strada collinare di Carbonara Scrivia. Guido Ghisolfi aveva 58 anni; non avrebbe lasciato alcun biglietto per spiegare il suicidio. Iscritto al Partito democratico e grande estimatore di Matteo Renzi, aveva contribuito a finanziarne la campagna alle primarie del 2013 con un contributo di 100 mila euro.

In Sardegna il colosso Mossi & Ghisolfi aveva in piedi un progetto per una bioraffineria da impiantare a Portoscuso nel polo industriale ormai in dismissione. Per produrre il biofuel, 80 mila tonnellate all’anno, necessarie le canne comuni, da coltivare anche in loco. Da qui i rilievi mossi dagli scettici (leggi: Il Sulcis alle prese con il dilemma bioetanolo) e l’appoggio da parte di Tore Cherchi, coordinatore del Piano Sulcis all’interno del quale prenderebbe vita la centrale. Leggi: Bioetanolo, Tore Cherchi: “A regime creerà 300 posti di lavoro, grande opportunità per il Sulcis”

Importo stimato: 220, 250 milioni di euro e 150 posti di lavoro diretti, 300 di ricaduta.

Il gruppo M&G nel mondo vanta 3 miliardi di fatturato l’anno, 2.100 dipendenti in tutto il mondo: dal Texas al Brasile e un bioraffineria simile in Piemonte, non ancora a pieno regime.

“Un uomo serio e affabile, un imprenditore innovatore che ancora credeva nel proprio Paese”. Così  Tore Cherch ricorda l’industriale. “Ho conosciuto Guido Ghisolfi come persona seria e affabile con tutti. Nessuna presunzione pur essendo a capo di un gigante industriale. Come imprenditore è stato un innovatore – afferma Cherchi -. L’originale invenzione per ricavare carburante dalla paglia ha ricollocato la chimica italiana all’avanguardia nel mondo e ha aperto la strada per ricavare materiali dai sottoprodotti cellulosici. Aveva accolto l’invito del Governo Letta ad investire nelle aree del Sud. Non lo aveva fatto per sei/sette punti percentuali di incentivo pubblico. Ne avrebbe avuto molto di più in Slovenia e in Croazia. Al dunque era un imprenditore italiano che ancora credeva nel proprio Paese”, conclude Tore Cherchi.

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