Mazzette e favori nel ‘sistema Nuoro’. Ecco i ‘giri’ del Consorzio industriale

È un “sistema” fatto di illegalità e corruzione quello emerso nei due filoni dell’inchiesta portata avanti dai carabinieri di Nuoro e conclusasi con sei misure cautelari eseguite oggi tra Sardegna, Abruzzo e Calabria. Due gli arresti eccellenti: ai domiciliari sono finiti il presidente e il direttore generale del Cip, il Consorzio provinciale industriale del capoluogo barbaricino, Pier Gavino Guiso e Salvatorico Mario Serra.

La parola “sistema” è stata usata dai magistrati inquirenti per descrivere gli intrecci emersi nella gestione del potere. Il primo filone riguarda la realizzazione di una piattaforma a Ottana per il trattamento dei rifiuti a Ottana, opera finanziata dalla Regione con 2 milioni e mezzo di euro. La gara era però affidata al Cip che aveva in previsione di bandire una gara, ma Guiso e Serra, stando a quando ricostruito dalla Procura, avevano chiesto soldi per condizionare l’assegnazione dei lavori. In particolare i due dirigenti stavano ‘organizzando’ la procedura pubblica in modo da favorire la società dell’imprenditore di Lamezia Terme, Tonino Marchio, a cui il presidente e il direttore del Cip volevano affidare lo svuotamento e la bonifica di una vasca contenente rifiuti speciali, un intervento propedeutico alla realizzazione dell’impianto. Per i carabinieri, gli accordi illeciti venivano mediati dall’ingegnere e consulente Donato Sabatino, destinatario della misura dell’obbligo di dimora, così come per l’imprenditore calabrese.

L’altra vicenda riguarda invece i lotti da utilizzare per produrre energia elettrica da fonte rinnovabile. Gli inquirenti ritengono che sia stato concluso un accordo illegale tra il presidente, il direttore del Cip e quello della società ‘Antica Fornace’ che ha sede a Bolotana ma opera anche a Ottana. L’intesa era “volta ad eludere la procedura” di gara consentendo “la sottrazione di alcuni lotti, d’interesse per la stessa srl, dalla gara pubblica” con la quale sui terreni in questione sarebbe scattata una concessione trentennale funzionale alla realizzazione dell’impianto. Anche in questo caso i rapporti tra pubblico e privato venivano mediati da un procuratore per l’Antica Fornace, ovvero da Luigi Zilli, anche lui costretto dalla Procura all’obbligo di dimora.

I carabinieri hanno fatto sapere che alle misure cautelari scattate oggi si è arrivati dopo “un’intensa attività di indagine fatta di intercettazioni telefoniche”, ma anche di materiale sequestrato negli uffici e nelle abitazioni private degli indagati. Così tra Ottana, Orosei, Dorgali, Lamezia Terme, Pescara e Capoterra.

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